Commento al Vangelo di Luca 24.5-6
“PERCHE’ CERCATE TRA I MORTI COLUI CHE È VIVO? NON È QUI, È RISORTO” (Luca 24,5-6)

“Notti di luce“
In alcuni scritti dell’Antico Testamento, si parla di notti che hanno preparato e annunciano la preziosa notte della Risurrezione di Gesù.
– La prima notte è all’inizio della creazione: “La terra era informe e deserta, le tenebre ricoprirono l’abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque. Dio disse: Sia la luce! E la luce fu” (Genesi 1,2-3). Significativa questa volontà e potenza di Dio creatore, che ha fatto esistere con la sua parola il cielo e la terra.
– La seconda è la notte nella quale Dio ha concluso l‘Alleanza con Abramo; così avvenne: “Quando tramontato il sole, si era fatto buio fitto, ecco un braciere fumante e una fiaccola ardente passare in mezzo agli animali divisi. In quella notte il Signore concluse quell’Alleanza con Abramo” (Genesi 15,17). È stato un rituale proprio di quei tempi, con un significato di altissimo valore.
– La terza notte ebbe il suo grande momento, quando Dio è intervenuto con “mano potente” per liberare Israele dalla schiavitù del faraone d’Egitto. Fu in quella notte che tutto il popolo ha iniziato il suo cammino verso la terra promessa.
– La quarta, finalmente è la notte di Pasqua, mirabile evento che è al centro della fede cristiana. Quando al mattino presto Maria Maddalena, la madre di Giacomo e Salome, si recarono al luogo dove avevano sepolto Gesù, portando con sé gli aromi che avevano preparato per ungere il corpo del defunto, “Trovarono la pietra rotolata via dal sepolcro, entrate, non trovarono il corpo di Gesù”. Stupore, paura e angoscia agitavano fortemente il loro cuore, e “Mentre si domandavano che senso avesse tutto questo, ecco due uomini presentarsi a loro in abito sfolgorante che dissero alle donne: Perchè cercate tra i morti Colui che è vivo?” (vv.3-6). Le tre donne furono così le prime a ricevere l’emozionante annuncio del miracolo e storico evento della Risurrezione di Gesù.
- Gesù è vivo
Il grande e impegnativo compito degli Apostoli è sempre stato di annunciare a tutto il popolo di Dio, la passione, morte e in particolare la Risurrezione di Gesù. Forte è stata la parola dell’Apostolo San Paolo che nella prima lettera ai Corinzi scrive: “Cristo è risorto, primizia di coloro che sono morti” (15.20). Questa è la verità che con fede e con gioia noi oggi possiamo vivere. La Redenzione dell’umanità, con il suo vertice nella Passione, Morte e Risurrezione di Gesù, continua nel tempo. Dio ha davanti a sé un eterno presente, quello che ha fatto è stato, lo è oggi e sarà sempre. Noi abbiamo davanti a noi oggi Gesù vivo. Egli è vivo e operante nella grande famiglia della Chiesa. È presente e operante attraverso i suoi Ministri. È il Sacerdote che consacra “nella persona di Cristo” l’Eucarestia, è Lui che Battezza, è Lui che assolve i peccati. Nella santa Messa, noi offriamo ogni giorno al Padre il Sacrificio che Gesù ha vissuto e che vive per la salvezza dell’umanità. Gesù è una presenza viva e determinante per la nostra salvezza. Oggi Gesù con amore ci conferma: “Sono risorto e sono con voi”. Coscienti dei nostri limiti, quello che dobbiamo fare è immergerci nella persona di Gesù Risorto.
Compiamo questa immersione, unitamente alla nostra cara mamma del cielo.
Commento al Vangelo di Luca 23,22
“PILATO PER L TERZA VOLTA DISSE LORO: MA CHE MALE HA FATTO COSTUI? NON HO TROVATO IN LUI NULLA CHE MERITI LA MORTE” (Luca 23,22)

Nell’ingiusto processo che Gesù ha subito, Pilato per tre volte ha chiesto agli accusatori: “Ma che male ha fatto costui? Non ho trovato in lui nulla che meriti la morte”. Quello che ha detto Pilato era la verità, nell’inchiesta che ha fatto, non è emersa
nessuna causa che meritasse una condanna a morte. Perchè allora tanta insistenza da parte dei Giudei e dei Farisei di volere che in tutti i modi fosse condannato a morte? Il peccato aveva accecato le loro anime al punto di rendere quelle persone così cariche di odio da non riconoscere più la verità delle cose. Questa è la condizione di chi vive nel peccato: la cecità spirituale, che tutto rabbuia fino al punto che anche le verità più evidenti non vengono più riconosciute.
Un Amore che non ha misura
Gesù, non con le parole, ma con la sua vita, ha dato prova di un Amore per noi che non ha misura. Gesù ha accettato di essere accusato ingiustamente per offrire a noi la possibilità di essere salvati e purificati dai nostri peccati. Il suo è stato un Amore eroico, un Amore che salva, un Amore che per non essere rinnegato, accetta anche di essere condannato ingiustamente. “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici” (Gv.15,3). Questo eroico sacrificio di Gesù continua nel tempo. Con il Sacramento della Penitenza, oggi noi abbiamo la grazia di essere liberati dalle nostre mancanze in forza di quella sofferenza e di quel martirio che Gesù ha sofferto e offerto per noi. Quando esiste un Amore vero verso una persona, si accetta ogni sacrificio per mantenere i legami con essa. Così Gesù ha vissuto tutta la passione, fino alla morte, per confermarci il legame indissolubile che ha voluto stabilire con noi. Se abbiamo un minimo di coscienza, dovremmo dire un grazie grande quanto il mondo per questo Amore.
La croce che salva
Troppe volte la Croce, e cioè le varie difficoltà della vita, malattie, incidenti di percorso, incomprensioni o fallimenti, vengono considerati come realtà che vorremmo sempre evitare. Ma tutti dobbiamo fare i conti con noi stessi in quanto persone limitate e fragili; persone che vivono in un contesto di vita, specialmente in questi giorni, molto inquinato da peccati ed egoismi. Un conto è viaggiare su un’autostrada; ben altro è viaggiare su strade sterrate. Questo è il nostro vivere qui sula terra. Nella vita che ci attende dopo la morte, le condizioni saranno completamente diverse. Questo vuol dire che fino a quando saremo sulla terra, ci troveremo ad affrontare difficoltà di ogni genere. Come Cristiani, dobbiamo avere quella saggezza che Gesù ci ha insegnato non solo con semplici parole, ma con la sua vita e cioè: accettare e vivere la propria croce con la fiducia che un giorno quello che abbiamo seminato nelle lacrime, darà frutti positivi. Se viene a mancare questo modo di vivere, le difficoltà aumentano e soprattutto si perde la speranza di un domani positivo. Si può arrivare anche alla disperazione.
Chiediamo a Maria la grazia di accettare le difficoltà della vita con animo sereno, nella certezza che ogni sacrificio, unito al Sacrificio di Gesù ha un suo valore.
Commento al Vangelo di Giovanni 8,3
“I FARISEI GLI CONDUSSERO UNA DONNA SORPRESA IN ADULTERIO” (Gv. 8,3)

Nei tre anni di missione in Palestina, Gesù ha incontrato molte persone che hanno ascoltato e compreso il suo messaggio, ma altre persone, di un livello culturale e religioso molto alto, lo hanno invece più volte ostacolato con domande maliziose fatte apposta per metterlo alla prova così da avere motivi per accusarlo davanti alle autorità di quel tempo. Così è stato un giorno quando gli hanno portato davanti una donna sorpresa in flagrante adulterio. Ecco la domanda cattiva: “Maestro, Mosè nella Legge ha comandato di lapidare una donna come questa. Tu che ne dici?” Se Gesù avesse detto di lapidarla, sarebbe stato accusato di crudeltà, se invece avesse detto di perdonarla, sarebbe stato accusato di non rispettare la Legge. Gesù non ha risposto e si è messo a scrivere per terra, ma non sappiamo cosa abbia scritto. Richiesta con insistenza una sua risposta, Gesù disse: “Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei” (v.7). Detto questo, continuò a scrivere per terra. Il fatto è che i suoi nemici, udita una tale risposta, “Se ne andarono, uno per uno, cominciando dai più anziani” (v.9). La donna rimase sola e allora Gesù le disse: “Donna, dove sono i tuoi accusatori? Nessuno ti ha condannata? Essa rispose: Nessuno e Gesù le disse: Neppure io ti condanno; và e da ora in poi non peccare più” (v.11). Gesù ha assolto quella donna dal suo peccato, con la sua potenza Divina, poi l’ha esortata a cambiare vita: “Non peccare più”!
“Chi di voi è senza peccato…”
Gesù smaschera la maliziosa domanda fatta da quei Farisei, con una risposta che li ha messi in difficoltà: “Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei”. Chiaramente, Gesù ha fatto capire di sapere chi avesse davanti; non erano dei santi, ma delle persone non proprio a posto con la coscienza. Nessuno ha fatto una propria confessione, ma il fatto che tutti si siano ritirati, vuol dire che non erano proprio in grazia di Dio. È interessante l’annotazione dell’evangelista che dice: “Se ne andarono, uno per uno, cominciando dai più anziani”. Questa annotazione deve far riflettere, in modo particolare, tutti noi che abbiamo un’età avanzata e farci decidere sulla necessità di una urgente purificazione dai nostri peccati. Per tutti, poi, questo richiamo di Gesù è una raccomandazione ad essere molto cauti prima di sentirsi in grado di condannare chi ha peccato. Siamo tutti limitati e fragili.
La grazia del perdono
Poter ricevere il perdono dei nostri peccati, è una grande grazia. Gesù stesso, per l’Amore che ha per noi, ha voluto e istituito il Sacramento della Confessione. Oggi, quando per la nostra fragilità cadiamo nel peccato, abbiamo la possibilità, se ci presentiamo al Signore veramente pentiti, di essere perdonati e quindi riportati nella piena comunione con Dio e con i fratelli. Facciamo tesoro di questo prezioso ed efficace Sacramento che possiamo sempre ricevere. La cosa importante, però, è presentarsi al confessore veramente pentiti del peccato che abbiamo fatto.
Maria ci aiuti ad avere sempre l’umiltà necessaria, per arrivare alla riconciliazione.
Commento al Vangelo di Luca 15,22
“QUESTO TUO FRATELLO ERA MORTO ED È TORNATO IN VITA” (Luca 15,32)

Certe esperienze, se non si vivono, non si possono comprendere. Per un genitore è grande e al limite della sofferenza, vedere il proprio figlio scegliere e camminare su strade sbagliate. Sempre grande però è la speranza di poterlo un giorno riavere. Se grazie al Signore, viene il giorno di poterlo
riabbracciare, pentito del male che ha fatto, allora la gioia arriva al massimo e tutto si conclude con una festa solenne. Questa è stata l’esperienza del figliol prodigo di cui parla il Vangelo. Per chi non è genitore, un tale evento è vissuto con modi molto diversi; questo non per cattiveria, ma per un effetto di natura.
“Questo tuo fratello era morto”
Quando una persona cade nel peccato e volutamente intende percorrere strade sbagliate, praticamente si condanna da sola a una vita dove tutto non sazia e ogni esperienza che compie la indebolisce fino allo spegnimento di qualsiasi forma di sensibilità umana. In tali condizioni, tutto delude; senza una vera conversione, giorno per giorno, continua nella persona un logoramento fisico e spirituale fino al punto in cui tutto si spegne e per conseguenza aumentano difficoltà di ogni genere. Per sopravvivere a questa situazione di morte, le persone accettano anche forme di vita umilianti, come quel giovane che per sopravvivere è costretto a pascolare i porci. La delusione è grande e può portare alla disperazione.
“Ed è tornato in vita”
Pregare per la conversione dei peccatori è sempre un’opera buona e la Madonna di Fatima lo ha raccomandato tanto a quei tre bambini. Unitamente alla preghiera, è importante che il nostro livello di vita sia veramente alto e ben consolidato; questo va detto perchè non si aiuta il fratello in difficoltà solo con belle parole, ma ciò che giova è l’esempio di una vita vissuta in obbedienza alla Parola del Signore. Quel figlio che si era allontanato dalla famiglia e dal Signore, raggiunto dalla Grazia di Dio e dalle preghiere dei propri cari, ha trovato il coraggio di riconoscere il male che aveva fatto; dall’abisso in cui era caduto, ha rivolto il pensiero alle condizioni ottimali dei lavoratori di suo padre trovando il coraggio di ritornare con la chiara volontà di confessare tutto il male compiuto e di poter riavere almeno la condizione di servo e non quella di essere figlio, che adesso riteneva impossibile.
L’amore del padre
L’amore di un genitore non viene mai meno. Così è Dio per noi. Prima ancora che il figlio arrivasse alla casa paterna, il padre lo ha preceduto e neppure ha fatto attenzione alla sua confessione verbale, perchè tutto aveva già letto nel suo cuore. La conclusione dell’incontro è stato un silenzioso e intenso abbraccio. Questo è ciò che Dio Padre offre a noi oggi, suoi figli. Una delle verità che sempre dovremmo avere nella mente e nel cuore, è che l’Amore di Dio non cambia: “Ti ho amato di un amore eterno” (Ger. 31,3). Sempre siamo amati, anche quando il peccato ci allontana da Lui. “Credere per capire” diceva Sant’ Agostino. Ogni conversione ha sempre in questo atto di fede il suo inizio. Non lasciamoci ingannare da Satana che fa di tutto per nascondere il vero, grande, eterno Amore che Dio ha per noi.
La nostra cara mamma del cielo ci aiuti ad avere sempre fiducia in Dio.
Commento al Vangelo di Luca 13,5
“IO VI DICO: SE NON VI CONVERTITE, PERIRETE TUTTI ALLO STESSO MODO” (Luca 13,5)

La missione di Gesù non sempre è stata compresa; le persone che incontrava a volte mostravano un modo di pensare basato su criteri e giudizi puramente umani; pertanto, ogni verità che annunciava e insegnava di
ordine soprannaturale e cioè superiore a quello che la nostra intelligenza potesse comprendere, veniva contestato. Questo avviene anche oggi per chi si avvicina e ascolta Gesù, senza la fede, cioè senza riconoscere il valore e l’autorità della sua Parola. Facilmente, un po’ tutti, manchiamo in merito a questo, manchiamo di umiltà; ciò avviene quando non riconosciamo, con sincerità, i limiti che abbiamo.
Un forte richiamo
Un giorno Gesù ha ricordato a persone che si ritenevano migliori di altri, il fatto di quei Giudei che furono uccisi da Pilato e di altri caduti sotto la torre di Siloe, dicendo: “Credete che quei Giudei fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo”. Questo fu un richiamo forte, per far capire che chi pensa di essere a posto e quindi in grado di giudicare facilmente gli altri, dovrebbe fare prima un serio esame di coscienza e migliorare la propria condizione di vita. Allo stesso modo, coloro che pensano di non aver bisogno di conversione, un giorno periranno malamente. È difficile per tutti accettare di essere rimproverati da chi ci sta guidando; è importante però capire che la correzione è un dono, non un’offesa, soprattutto quando il richiamo viene direttamente dal nostro vero maestro: Gesù.
La strada della conversione
Non basta avere il desiderio di migliorare la propria vita, di ascoltare il richiamo che ci viene fatto da chi ci guida, quello che conta é mettere in pratica l’insegnamento ricevuto, anche se comporta sacrificio. Ecco alcuni suggerimenti.
- La prima cosa da fare è essere coscienti che tutti abbiamo dei limiti e che siamo fragili di fronte alle tentazioni che la vita in questo mondo comporta. Pertanto, giustamente, scriveva San Paolo ai Cristiani di Corinto: “Chi sta in piedi stia attento a non cadere” (prima Cor.10,12); non siamo confermati in grazia ed è sempre possibile cadere in qualche errore, o perdere la strada giusta.
- Tutti possediamo una particolare facoltà mentale, siamo cioè in grado di conoscere tante cose, ma non tutto siamo in grado di comprendere; basti pensare all’universo, e così pure a tante altre realtà naturali; pertanto, per non sbagliare strada è necessario, specialmente in certe occasioni, farsi aiutare da chi è in grado di conoscere meglio di noi come stanno le cose.
- Fondamentale per tutti, è invocare lo Spirito Santo, perchè ci renda coscienti dei nostri limiti e capaci di mettere in atto una vera conversione. È saggezza umana trovare il coraggio di modificare e, secondo la necessità, anche cambiare la strada che stiamo facendo. Non è sempre un compito facile arrivare alla conversione, a un modo di agire che magari da tempo eravamo sicuri fosse il modo giusto; come ha detto Gesù, senza una vera conversione, perdiamo la vita.
Maria ci aiuti ad essere umili e sempre obbedienti alla voce del suo Figlio Gesù.
Commento al Vangelo di Luca 9,28
“GESU’ PRESE CON SÉ PIETRO, GIOVANNI E GIACOMO E SALI’ SUL MONTE A PREGARE” (Luca 9,28)

Il miracoloso evento della Trasfigurazione di Gesù inizia con un atto che è di esempio per tutti noi: Gesù con Pietro, Giovanni e Giacomo, “Salì sul monte a pregare“. Ancora una volta Gesù ci vuol dire che prima di compiere un’azione importante, è bene trovare il tempo per la preghiera. Se questo avviene, quello che dobbiamo fare o dire avrà un risultato positivo; quando invece manca la preghiera, l’azione non sempre risulterà conforme alla volontà di Dio.
Un segno particolare avvenuto durante la Trasfigurazione è stato l’apparizione accanto a Gesù di Elia e Mosè, che rappresentano l’antico e il nuovo Testamento, quindi un segno che è avvenuto come messaggio per tutto il popolo di Dio. Grande è stata l’emozione dei tre Apostoli, al punto che Pietro, con entusiasmo, suggerì di fare in quel posto tre tende, così da avere sempre presente una visione così bella.
L’apparizione della nube
Se grande è stata l’emozione dei tre Apostoli per la visione di Gesù’ trasfigurato, ancora più sconvolgete è stata l’apparizione di una misteriosa nube “Che li coprì con la sua ombra. All’entrare nella nube ebbero paura” (v.34). Quello che hanno sperimentato i tre Apostoli, non è stata una paura umana, ma l’aver preso coscienza di qualcosa di soprannaturale fin’ora mai provato. Si può dire che in quel momento hanno avuto la grazia di avvertire in loro, anche se in piccola misura, la preziosità e l’intensità di quello che Dio è in sé stesso. Quasi non bastasse, “Dalla nube uscì una voce, che diceva: Questi è il Figlio mio, l’eletto: ascoltatelo” (v.35). Quella voce e quelle parole hanno provocato in Pietro, Giovanni e Giacomo una tale emozione da cadere per terra perchè incapaci di reggere una realtà così grande.
Un comandamento prezioso
Quella misteriosa voce, chiaramente udita, come prima cosa ha confermato quello che per noi è un dato di fede fondamentale, e cioè che Gesù è il Verbo di Dio che ha assunto la natura umana per liberarci dalla conseguenza del peccato: “Questi è il Figlio mio, l’eletto, ascoltatelo”. Davanti a una affermazione così solenne e a un comando così esplicito: “Ascoltatelo”, la nostra risposta deve essere concreta e tempestiva. Sappiamo bene quanto sia importante per la vita spirituale l’obbedienza alla Parola di Dio e qui abbiamo un comando espresso direttamente dalla voce di Dio. Come persone che con il Battesimo siamo entrati a far parte della famiglia di Dio, è nostro dovere essere attenti a tutto quello che il Signore ci chiede, e poiché una tale obbedienza non è sempre facile, è bene, con umiltà, consultarsi almeno per scelte di particolare importanza, con un Sacerdote che ci conosce bene. Stiamo attenti perchè il demonio fa di tutto per metterci in difficoltà. Ci può essere utile in merito una verifica, e cioè: se quello che stiamo facendo è volontà di Dio, questo genera in noi amore, gioia e pace; quando invece mancano queste tre condizioni, vuol dire che non siamo sulla strada giusta, non stiamo facendo la volontà di Dio. Allora, aiutati dallo Spirito Santo, con umiltà dobbiamo riprendere il buon cammino.
Maria ci aiuti ad avere la forza di mettere in pratica il verbo ricominciare.
Commento al Vangelo di Luca 4,3

“ALLORA IL DIAVOLO GLI DISSE: SE SEI IL FIGLIO DI DIO, DI’ CHE QUESTA PIETRA DIVENTI PANE” (Luca 4,3)
Esemplare è stata la scelta che Gesù ha fatto prima di iniziare la sua predicazione fra la gente; si è ritirato nel deserto per quaranta giorni. Un tempo vissuto in una grande intimità con il Padre e lo Spirito Santo. Così dovrebbe essere
per noi, prima di iniziare un compito o una scelta importante, dedicare del tempo alla preghiera e con un po’ di digiuno. Terminati i quaranta giorno Gesù ebbe fame: “Allora il diavolo gli disse: se sei il Figlio di Dio, dì che questa pietra diventi pane” (Lc. 4,3). Il demonio voleva da Gesù un atto di obbedienza alla sua parola. Questo non è stato e mai ci dovrebbe essere. Si obbedisce solo a Dio.
La risposta di Gesù
Gesù, con la sua sapienza e forza Divina, non solo non ha obbedito al comando di Satana, ma ha risposto dicendo: “Sta scritto: “Non di solo pane vivrà l’uomo”, citando così un versetto del Deuteronomio (8,3). Questa risposta è di grande importanza per tutti se vogliamo riuscire a vivere bene la nostra vita di Cristiani.
Con la sua risposta Gesù fa capire a tutti che non basta del pane o altro cibo per mantenersi in vita; indispensabile è nutrirsi della Parola di Dio, avere una condotta in piena obbedienza ai dieci Comandamenti e ai vari insegnamenti che troviamo nel Vangelo. La tentazione di Satana: non consisteva soltanto nel fatto che Gesù obbedisse al suo comando, ma che potesse affermare che per vivere bene fosse sufficiente soltanto un pezzo di pane. La risposta di Gesù è stata molto chiara: “Non di solo pane vivrà l’uomo”.
Il peccato di oggi
Non tocca a noi giudicare, ma vediamo bene con i nostri occhi di come molte persone siano convinte che per vivere bene la vita, basti quello che la natura ci offre, dimenticando che siamo corpo e spirito e che per la parte spirituale del nostro essere non bastano le cose di questa terra, ma è indispensabile la Parola, di Dio, come chiaramente è detto nel libro del Deuteronomio, nel quale si afferma “Che l’uomo non vive soltanto di pane, ma che l’uomo vive di quanto esce dalla bocca di Dio” (Deut.8,3). Senza la Parola di Dio, senza un nutrimento per l’anima, si cade in una forma di anoressia spirituale. Oggi, molti affermano che per stare bene basti la salute e un po’ di denaro. Alla fine, poiché queste cose non bastano a saziare la vera fame dell’uomo, allora vanno alla ricerca di cose assai pericolose e cioè il denaro, il potere e il piacere; idoli che distruggono la vita.
Non perdere tempo
Dio ci ha fatti a Sua immagine e somiglianza e cioè con un corpo e un’anima; tutti i giorni abbiamo bisogno di nutrire sia il corpo che l’anima con il cibo che Gesù ci ha indicato: “Dacci oggi il nostro pane quotidiano” (Mt.6,11). È necessario trovare il tempo e il modo per pregare ogni giorno, per nutrirci della Parola di Dio, senza rimandare a domani quello di cui oggi abbiamo bisogno. È una grande grazia poter attingere sempre alle sorgenti della vita. Non perdiamo tempo.
Maria ci aiuti ad essere fedeli e perseveranti nel nutrirci alla vera fonte della vita.
Commento al Vangelo di Luca 6,32
“SE AMATE QUELLI CHE VI AMANO, CHE MERITO NE AVRETE?” (Lu.6,32)

Gesù è il nostro vero maestro. È Lui che dobbiamo ascoltare, nei momenti facili e nei momenti difficili della vita. Per riuscire poi a vivere e mettere in pratica i suoi insegnamenti, la prima cosa da fare è avere piena fiducia in quello che Gesù è, fiducia nel valore della sua Parola; fiducia in quello che ha fatto e continua a fare per la salvezza dell’umanità. Se matura questa fiducia, allora diventa possibile accettare e vivere anche quello che dal punto di vista umano è tanto difficile mettere in pratica e cioè quando Gesù chiede di amare anche i nostri nemici. Un tale comportamento esige un alto livello di vita spirituale; esige una vita seriamente vissuta con la preghiera e con il sacrificio.
La legge dell’Amore
- Amare significa essere sempre dono, farsi dono per le persone che incontriamo.
- Amare è prendersi cura della realtà e della storia in cui viviamo contribuendo, in termini concreti e per quanto dipende da noi, affinché si realizzi il bene comune.
- Amare è accettare il sacrificio che comporta l’aiuto che richiedono le persone, o le varie situazioni della vita, e cioè essere disponibili nell’offrire il proprio contributo.
- Amare è servire e collaborare senza esigere compensi o riconoscenze particolari.
- Amare è saper vedere nelle persone i pregi che hanno e non solo i loro limiti.
- Amare, sull’esempio di Gesù, dei Santi e dei Martiri, comporta una generosità fino al dono della propria vita. Una tale generosità certamente non s’improvvisa e diventa possibile quando si arriva a una vita spirituale ben consolidata.
- Un amore eroico
Gesù, chiede a coloro che intendo seguirlo un amore eroico, cioè amare anche le persone che ti hanno fatto del male e che ancora ti fanno soffrire. A conferma di una tale richiesta Gesù dice: “Se amate soltanto quelli che vi amano che merito ne avrete”. Mettere in pratica questo modo di rapportarsi con le persone non è facile; diventa possibile quando si arriva a capire che ogni persona, buona o cattiva è amata da Gesù. Questa è la ragione vera che porta ad amare anche il nemico.
- Un cammino necessario
La nostra esistenza qui sulla terra dovrebbe essere un perseverante cammino di maturazione. La persona che giorno dopo giorno, cresce e matura fisicamente, dovrebbe anche a livello spirituale crescere e raggiungere comportamenti tali da arrivare a diventare una persona con uno spessore di vita tale da affrontare gli avvenimenti della vita con dignità, con serietà, con competenza, con carità e con tanto coraggio. Questo molte volte purtroppo non avviene per tanti motivi e certamente anche perchè mancano maestri in grado di accompagnare le persone con criteri e scelte di vita giuste, che guidino le persone alla maturità. È facile un po’ per tutti nascondersi dietro certe motivazioni, quello che invece ogni persona dovrebbe fare, è di pregare molto lo Spirito Santo perchè sia Lui il vero maestro che con la sua Luce e con il suo intervento, ci aiuti a comprendere bene quello che dobbiamo fare nel corso della vita e che ci conceda la forza per mettere in pratica quello che un certo stile di vita comporta. È Lui il vero maestro della vita.
Maria, ci aiuti ad essere docili allo Spirito Santo per raggiungere una vera maturità.
Commento al Vangelo di Luca 6,20
“BEATI VOI POVERI, PERCHE’ VOSTRO È IL REGNO DI DIO” (LUCA 6,20)

Una delle Beatitudini che Gesù ha predicato nel corso della sua vita pubblica, è stata sulla povertà: “Beati voi poveri, perchè vostro è il regno di Dio”. Gesù esalta e chiama beati, non solo coloro che mancano del necessario per vivere,ma in particolare coloro che sono coscienti di essere persone limitate e fragili. Persone cioè che, coscienti dei propri limiti, fanno riferimento a chi li può aiutare a conoscere la verità delle cose. In questo caso fanno riferimento al vero maestro che è Gesù. Poveri, quindi, sono coloro che si lasciano guidare, istruire, educare, formare da Gesù.
- Arricchire davanti a Dio
Nel corso della nostra vita terrena è importante avere e vivere un programma di vita che sia sempre in obbedienza alla volontà di Dio. Se così avviene, la vita si arricchisce di valori che sono tanto indispensabili per raggiungere il Paradiso. Quando invece non si osservano i Comandamenti, quando si cade nell’inganno del demonio, allora la vita perde il suo valore e le persone tentano poi di ricuperare terreno aggrappandosi a idoli pericolosi: il denaro, il potere e il piacere nelle sue varie forme. Questi idoli se per qualche tempo possono soddisfare, alla fine portano a delle amare delusioni e in certi labirinti dai quali è difficile uscirne. ComeCristiani siamo chiamati a compiere azioni che ci arricchiscono davanti a Dio.
- La strada giusta
La strada da seguire per arrivare ad essere fra quei poveri che Gesù chiama Beati, è fare in modo che la propria vita sia vissuta come dono e non come una ricerca di ciò che è utile e vantaggioso solo per sé stessi. Certamente, non è facile pensare agli altri prima che a noi stessi, ma noi abbiamo l’esempio di Gesù che per liberarci dalle conseguenze del peccato tutto ha donato per noi, fino alla morte e alla morte in Croce. Oltre all’esempio di Gesù, abbiamo la vita dei Santi, che in vari modi hanno sacrificato la loro vita per la Gloria di Dio e per aiutare il prossimo, basti pensare a quanto ha fatto Santa Teresa di Calcutta.
- Una sorgente di vita e di gioia
Vivere la vita come dono; spendere tempo e fatica per aiutare il prossimo non solo arricchisce davanti a Dio, ma genera in noi serenità e gioia. È conosciuta la frase che dice: “C’è’ più gioia nel dare che nel ricevere”. Un po’ tutti abbiamo qualche volta sperimentato la gioia di poter donare qualcosa a qualche persona. Non perdiamo tempo allora in cose che non hanno valore e, peggio ancora, in comportamenti carichi di egoismo. Ogni giorno sia contrassegnato da atti di carità, di servizio, di attenzione alle persone che sono in difficoltà. Rimandare a domani quello che possiamo fare oggi, è sempre un errore. Ciò che ostacola il cammino di vita aperta al prossimo, è la paura di rimanere un giorno privi di quello di cui abbiamo bisogno. L’esperienza dei Santi ci dice che la paura è la coda del diavolo. Non lasciamoci intimorire dal demonio, ma con generosità e con perseveranza, facciamo in modo che la nostra vita sia sempre un dono. Questa è la strada per essere “Beati”.
Maria ci aiuti a vivere la vita, con particolare attenzione al prossimo.
Commento al Vangelo di Luca 5,5

“SULLA TUA PAROLA GETTERO’ LE RETI” (Luca 5,5)
È la fede che ottiene il miracolo. È avvenuto più volte e così è stato un giorno che Gesù, dopo aver predicato alla folla, stando sulla barca di Simone, al termine gli disse: “Prendi il largo e calate le reti per la pesca. Simone rispose: Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla, ma sulla tua parola getterò le reti” (v.5). Simone ha dimostrato piena fiducia in Gesù, ha gettato le reti e, miracolosamente,è avvenuto quello che in quel momento non era possibile ottenere: “Presero una quantità di pesci che le reti si rompevano” (v.6). Ancora una volta viene confermato che è la fede, la piena fiducia nella Parola di Gesù, che ottiene il miracolo.
- “Sulla tua parola“
La Parola di Gesù ha un valore e una così grande efficacia, che va oltre ogni umana conoscenza. Ciò che stupisce però è il fatto che nonostante la ripetuta conferma che è la fede che ottiene il miracolo, ancora l’uomo cerca prima il miracolo; praticamente vorrebbe ricevere delle garanzie per poi arrivare alla fiducia nel Signore. Questo può avvenire nel rapporto fra noi persone umane; infatti, prima di fidarsi di una persona si cerca di conoscerla bene e avere delle garanzie. Questo modo di fare però non va bene nel nostro rapporto con Gesù. Sant’Agostino ha compreso una cosa molto importante e cioè che come Cristiani, nel rapporto con il Signore, è importante “credere per capire”; per lui è stata una vera rivelazione che lo ha portato a scoprire verità e tesori che poi ha lasciato scritto nei suoi numerosi testi. Pietro non capiva perchè dovesse gettare le reti proprio a quell’ora e in quel posto non adatto alla pesca. Pietro si è fidato ciecamente nella Parola di Gesù; è avvenuto il miracolo.
- Essere umili
Dio ci ha creati a sua immagine e somiglianza e siamo fatti così bene, che facilmente pensiamo di essere persone autosufficienti, ma non è così. Siamo tralci che uniti alla Vite portiamo frutti buoni, ma se il tralcio pensa di essere autosufficiente, non solo rimane sterile, rimane solo, viene tagliato e gettato nel fuoco. È importante essere persone umili, coscienti dei propri limiti e delle proprie fragilità. Essendo queste le reali condizioni del nostro esistere, dobbiamo agire nel modo corretto: credere per capire, mettersi cioè ciecamente nelle mani di Dio, avere sempre piena fiducia in Lui anche se umanamente non riusciamo a comprendere come stanno le cose. Prendiamo atto che noi in confronto a Dio, siamo come una “goccia” e Lui è “l’oceano”; pertanto, non è possibile comprendere come il Signore conduca le cose. Quello che dobbiamo fare è essere certi che quello che il Signore fa e permette è solo e sempre per il nostro bene. Questo è il comportamento di una persona umile. Questo è il modo giusto per ottenere anche dei veri miracoli. Quando siamo obbedienti alla Parola di Gesù, quando dimostriamo di avere piena fiducia in Lui, è allora che sperimentiamo: serenità, amore e tanta pace.
Maria, ci aiuti ad essere persone che si affidano pienamente nelle mani di Gesù.