Commento al Vangelo di Giovanni 15,4
“RIMANETE IN ME E IO IN VOI” (Giovanni 15,4)
Gesù, alle persone che hanno fatto la scelta di seguirlo, offre il dono di una particolare unione con Lui, dicendo: “Rimanete con me e io in voi” (Gv.15,4). Se pensiamo al prezioso contenuto di queste Parole, si ramane veramente edificati: Gesù chiede e desidera rimanere in noi. Anoi povere creature, ci viene concessa la possibilità di avere Gesù nell’intimità del nostro cuore; questo è un dono prezioso, per il quale dobbiamo esprimere la nostra riconoscenza, non a parole, ma con opere di carità.
- “Chi rimane in me , e io in Lui, porta molto frutto“
Gesù assicura che quando una persona vive in comunione con Lui, il suo cammino, la sua vita diventa feconda: “porta molto frutto”. Nei tempi e nei modi che solo il Signore conosce, Gesù comunica al “tralcio” una misteriosa Linfa. Quella Linfa rende le persone veramente vive e cioè capaci di stabilire vere, giuste equilibrate relazioni con la natura, con le persone e con Dio. Questa è la fecondità spirituale che Gesù concede a chi vive in comunione con Lui. Quando purtroppo le persone pensano di bastare a se stesse; quando fanno riferimento solo alle realtà della terra, prima o poi si trovano in una forma di sterilità, che poi cercano di compensare con il denaro, con il potere o con il piacere, ma che alla fine sperimentano solo una grande delusione. Gesù è stato molto chiaro: “Senza di me non potete far nulla” (v.5). Senza una vera comunione con Gesù, non c’è Amore, non si vive in pace e si perde la serenità, la gioia della vita. Senza la comunione con Gesù, “il tralcio si secca, e poi lo raccolgono e lo gettano nel fuoco e lo bruciano” (v.6). Prima che tutto questo avvenga, è saggezza umana e spirituale ricuperare la comunione con Gesù, che sempre è possibile fino a quando siamo sulla terra; una volta passati a vita nuova, nulla può essere cambiato.
- “Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio Amore” (v.10)
Non bastano le parole per raggiungere la comunione con Gesù, determinante è l’obbedienza ai Comandamenti, alle Beatitudini e a tutto quello che troviamo nei Santi Vangeli. L’Apostolo Giacomo è stato molto chiaro, e così ha risposto a coloro che pensano che basti la fede per vivere il Cristianesimo: “Mostrami la tua fede senza le opere, ed io con le mie opere ti mostrerò la mia fede” (Gc. 2,18). Quindi è una vita vissuta al sevizio concreto di Dio e del prossimo che porta al consolidamento delle fede. Al termine di ogni giornata dovremmo chiederci: oggi, che cosa ho fatto per il Signore e per il mio prossimo? Come e quanto tempo ho dato a Dio e al suo servizio? Non hanno significato certe giustificazioni che possiamo portare a nostro favore. Gesù, legge nel profondo del nostro essere; tutto quello che siamo, tutto ciò che facciamo e con quali intenzioni compiamo il nostro dovere. Quello che facciamo con amore, ha un valore molto grande a differenza di quello che facciamo per puro dovere e per stretta necessità della vita.
- “Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi” (v.11)
Camminando sulla strada giusta e con fedeltà a tutto ciò che comporta, Gesù assicura non solo una serenità di fondo, ma anche una vera gioia. ” La mia gioia sia in voi”. E’ quella gioia che nasce quando ci sentiamo realizzati, quando vediamo che il tralcio porta a compimento un buono e abbondante grappolo d’uva.
Maria, la nostra cara mamma celeste, ci mantenga sempre sulla strada giusta.
Commento al Vangelo di Giovanni 10,11
“IO SONO IL BUON PASTORE. IL BUON PASTORE DA’ LA VITA PER LE PECORE” (Giovanni 10,11)
Gesù un giorno ha chiesto agli Apostoli:“La gente chi dice che io sia?” (Mt.16,13) Le risposte furono diverse, ma poi domandò a loro; “Ma voi chi dite che io sia?” (Mt,16,15). Pietro ha risposto molto bene, ma Gesù gli ha fatto capire che non era farina del suo sacco. Oggi, Gesù, pone la stessa domanda a ciascuno di noi. Non è certamente facile dare una risposta giusta e sufficiente. Noi, effettivamente, cosa conosciamo di Gesù? L’Amore che Gesù ha per noi è grande e proprio in riferimento a questa sua domanda, Lui stesso nel corso della sua predicazione, sì è presentato con immagini e similitudini molto significative; una di queste dice: “Io sono il buon pastore”. Con la figura del pastore molto conosciuta a quei tempi, era in grado di far comprendere il valore della sua missione.
- “Io sono il buon pastore“
Gesù si presenta come il buon pastore, cioè come una persona che conosce le sue pecore; cammina davanti al gregge; difende il gregge dagli assalti del maligno; si preoccupa delle pecore che si sono allontanate e, in modo particolare, un pastore che “Dà la vita per le pecore” (v.11), non è come il mercenario che quando vede il lupo fugge e abbandona il gregge. Lui mette a rischio tutta la sua vita per difendere il gregge. Ecco, noi quale coscienza abbiamo di queste particolari attenzioni che ha il buon pastore ha verso di noi? Riflettiamo insieme.
– La prima nostra attenzione sia: un atto di fede fermo, senza tentennamenti in tutto quello che Gesù è, e in quello che ha fatto e continua a fare per l’umanità.
– Con il buon pastore, che conosce personalmente ciascuno di noi, è importante stabilire una relazione, una confidenza, un dialogo con Lui persona vivente.
– Il buon pastoresa come e dove condurre il gregge, è importante da parte nostra essere docili e obbedienti ai suoi comandi. Sia Lui a programmare la nostra vita.
– Nelle inevitabili difficoltà che la vita terrena presenta, non lasciamoci prendere dalla paura; il bene è più forte del male e il buon pastore per difenderci e per salvare il suo gregge, è disposto a mettere a rischio tutta la sua vita.
– Può succedere che nel corso della vita, attratti dalla freschezza dell’erba del vicino, si abbandoni il gregge. l buon pastore ci vuole così bene che è disposto a lasciare le novantanove pecore per cercare quella che si è smarrita.
- Dalla fede alle opere
Come Cristiani, non possiamo rimanere indifferenti alle tante necessità dei nostri fratelli, che sono nella sofferenza e nel bisogno di aiuto. Lo stesso buon pastore ci dice: “Ama il prossimo come te stesso”, se questo non avviene non siamo persone che fanno parte del suo gregge. E’ la carità che conferma la fede. Dice l’Apostolo San Giacomo: “Mostrami, se puoi, la tua fede senza le opere, ed io ti mostrerò la mia fede con le opere” (Gc.2,18). Al termine di una giornata ci dobbiamo chiedere: oggi, che cosa ho fatto per il mio prossimo? Certamente un contributo che possiamo dare, oltre al dono di certi servizi che ci vengono richiesti,
è riuscire a coinvolgere le persone in una reale comunione con Gesù, perché è di Lui che abbiamo un estremo bisogno. Che Maria ci aiuti in questo compito.
Commento al Vangelo di Luca 24,36
“MENTRE ESSI PARLAVANO DI QUESTE COSE, GESU’ IN PERSONA, STETTE IN MEZZO
A LORO E DISSE: PACE A VOI” (Luca 24,36)
Gesù, prima di salire al cielo, ha confermato la sua risurrezione con apparizioni a più persone. Nella prima Lettera ai Corinzi Paolo dice che dopo essere apparso agli Apostoli più volte, “In seguito apparve a più di cinquecento fratelli in una sola volta” (1 Cor. 15,6). Quando Gesù è apparso agli Apostoli, li vide “Stupiti e spaventati, credevano di vedere un fantasma” Penso che se dovesse apparire a ciascuno di noi, sarebbe la stessa cosa. “Ma Egli disse loro: perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono propri io” (vv.38). Nonostante una tale concreta esortazione, ancora non credevano ai loro occhi. Allora Gesù disse: “Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa come vedete che io ho” (v.39). La paura si trasformò in una grande gioia, ma il disagio era ancora presente. A questo punto, Gesù, ha voluto dare loro un segno ancora più concreto chiedendo da mangiare. “Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; Egli lo prese e lo mangiò davanti a loro” (vv.42-42). Vedendo Gesù mangiare, rimasero meravigliati e non trovavano parole per esprimere la loro gioia e il loro stupore.
- “Allora aprì loro la mente alle Scritture“
Grande è stato il dono della sua apparizione come Risorto, con segni così efficaci. Ancora più grande è il dono che Gesù ha concesso agli Apostoli di aprire la loro mente alle Scritture. Questa è una grazia che anche noi dobbiamo chiedere a Gesù, perché siamo persone povere, limitate e incapaci di conoscere le grandi verità di fede. Quello che, come Cristiani, dobbiamo annunciare ai fratelli, è quanto troviamo scritto nelle Scritture: “Che il Cristo dovrà patire e risuscitare dai morti il terzo giorno e nel suo nome saranno predicate a tutte le genti il perdono dei peccati” (vv.46-47). Annunciare un evento che era già stato scritto nei Libri Sacri. Annunciare la grande missione salvifica di Gesù che si è attualizzata nei nostri giorni. Gesù poi concluse dicendo: “Di questo voi siete testimoni” (v.48).
- Il testimone
Chi è chiamato ad essere testimone, è importante che viva in prima persona la verità da testimoniare. Quello che come Cristiani siamo chiamati a testimoniare è la persona di Gesù, quello che ha fatto e continua a fare nel tempo. Questa verità è cosi importante, che per essere fedeli a tale compito, è veramente indispensabile l’azione dello Spirito Santo. Quello che possiamo sapere di Gesù, sarà sempre una conoscenza limitata. Gesù è vero uomo e vero Dio; non tutto è difficile conoscere della sua realtà umana. Impossibile per noi creature umane, arrivare a conoscere la sua realtà Divina. Detto questo, la strada che possiamo percorrere per assolvere, in un modo almeno sufficiente la nostra testimonianza, è porre in Lui tutta la nostra fiducia, ferma, risoluta, tenace; coltivare una relazione interpersonale, condividere con Lui il cammino quotidiano che stiamo facendo,affrontare insieme le difficoltà che la vita presenta e, anche nei momenti di aridità, procedere in una perseverante comunione con Lui. Tutto questo non può essere frutto solo della nostra buona volontà, ma di una azione particolare dello Spirito Santo, da invocare ogni giorno.
Maria ci sostenga in questo cammino, per essere sempre dei buoni testimoni.
Commento al Vangelo di Giovanni 20,24
TOMMASO, UNO DEI DODICI, CHIAMATO DIDIMO, NON ERA CON LORO QUANDO VENNE GESU'” (Giovanni 20,24)
Quando per la prima volta Gesù-Risorto apparve
nel Cenacolo agli Apostoli, Tommaso non era presente. Appena arrivato, gli Apostoli, ancora emozionati dell’accaduto, gli dissero: “Abbiamo visto il Signore! Ma egli disse loro: se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo” (v.25). Una dichiarazione così cruda, deve aver lasciato tutti in un grande sgomento. In quel momento regnò un silenzio forzato, proprio per evitare dolorose discussioni. Fu Gesù in persona, otto giorni dopo, a fare luce su quella situazione di forte disagio, quando “Venne a porte chiuse, stette in mezzo a loro e disse: Pace a voi! Poi disse a Tommaso: metti qui il tuo dito e guarda la mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco e non essere incredulo, ma credente” (v,27). Cosa sia avvenuto a Tommaso in quel momento è difficile dirlo, ma certamente preso coscienza della sua grande mancanza di fede, con un cuore ferito e allo steso tempo meravigliato e stupito disse: “Mio Signore e Mio Dio” (v.28). Il suo atto di fede era unito a un forte imbarazzo di fronte alla presenza e alle parole che Gesù gli ha rivolto.
- “Non essere incredulo, ma credente”
Le severe parole che Gesù ha rivolto a Tommaso, oggi le rivolge a ciascuno di noi: Non siate increduli, ma credenti. Gesù è realmente presente. Purtroppo ci sono ancora persone che, come San Tommaso, chiedono dei segni visibili per credere. Non dobbiamo giudicare nessuno, e prima di guardare gli altri, verifichiamo il grado della nostra fede cercando di respingere i mille dubbi che ci possono assalire proprio riguardo alla presenza di Gesù nella Santa Eucaristia. Come Cristiani dobbiamo essere persone che guardano al prezioso Sacramento dell’Eucaristia con gli occhi della fede e non fermarci a quello che umanamente siamo in grado di capire. Il nostro atto di fede, la nostra fiducia nella Parola di Gesù, deve essere ferma, decisa, tenace, senza tentennamenti, un ”si, punto e a capo”.
- “Beati quelli che pur non avendo visto crederanno!“
Gesù conosce tutto del nostro essere e del nostro agire e dichiara “Beati” e cioè Santi, tutti quelli che con ferma volontà riconoscono la sua presenza e la sua azione senza vedere. Gesù ci esorta ancora una volta ad essere coscienti dei nostri limiti. Anche sul piano delle cose terrene non tutto si conosce, non tutto si comprende, infatti, cosa riusciamo a vedere oltre quelle migliaia di stelle che illuminano la notte? Con tutto il cuore rendiamo grazie a Gesù che ci vuole suoi testimoni nel mondo in cui siamo. Testimoni dobbiamo essere anche della sua grande Misericordia. In questa domenica la Chiesa celebra la festa della Divina Misericordia. Gesù, come ha perdonato a Tommaso la sua mancanza di fede, anche oggi, offre a tutte le persone che a Lui si rivolgono con cuore pentito, il suo intervento di purificazione e di liberazione da ogni insidia del Demonio. Gesù stesso, attraverso Santa Faustina Kowalska ci esorta ad avere piena fiducia nella sua Misericordia. Efficace è la Coroncina che questa Santa ci ha insegnato.
Maria ci venga in aiuto per raggiungere una fede vera e forte nel suo Gesù.
Commento al Vangelo di Marco 16,5
“ENTRATE NEL SEPOLCRO, VIDERO UN GIOVANE, SEDUTO
SULLA DESTRA,VESTITO DI UNA VESTE BIANCA, ED EBBERO PAURA” (Marco 16,5)
Le prime persone ad aver ricevuto l’annuncio della Risurrezione di Gesù, furono Maria di Magdala, Maria madre di Giacomo e Salome le quali, dopo aver comperato oli aromatici per ungere il corpo di Gesù, “Di buon mattino, il primo giorno della settimana vennero al sepolcro al levare del sole” (vv.1-2). Il loro primo pensiero fu su come avrebbero potuto togliere la pietra che chiudeva il sepolcro. “Alzando lo sguardo, osservarono che la pietra era già stata fatta rotolare, benché fosse molto grande” (v.4). Questo primo fatto suscitò in loro una certa emozione; quando poi entrarono nel sepolcro, la paura si trasformò in una grande sofferenza perchè non videro più il corpo di Gesù, ma “Videro un giovane, seduto alla destra, vestito di una vesta bianca, ed ebbero paura” (v.5). Quel giovane disse loro: “Non abbiate paura! Voi cerate Gesù il Nazzareno, il crocifisso. E’ risorto, non è qui. Ecco il luogo dove lo avevano posto” (v.6).Questo è stato il primo annuncio del grande e mirabile evento della Risurrezione di Gesù. Quelle donne, in quel momento, erano come folgorate da questa apparizione, soprattutto delle parole misteriose, pronunciata da quel giovane: “E’ risorto. Non è qui”!
- Una missione
Paura, stupore e meraviglia si alternavano nelle due Marie e in Salome e subito si domandavano cosa dovessero fare, ora, in quel momento. Fu quel giovane a illuminare le loro menti sulla missione che dovevano compiere: “Egli disse loro: andate, dite ai suoi discepoli e a Pietro: Egli vi precederà in Galilea. Là lo vedrete come vi ha detto” (v.7). Comprensibile è stata l’emozione e il timore per quanto avevano visto e sentito, ma subito le tre donne hanno accettato il comando; con ansia e gioia nel cuore si sono incamminate per compiere la missione ricevuta: annunciare il fatto della Risurrezione di Gesù agli Apostoli. Questa è la missione che ogni Cristiano dovrebbe compiere, senza perdere tempo e con fermezza. parlare a tutti della Risurrezione di Gesù. A poco servirebbe lo stupore e il tremore per questo miracoloso evento; quello che serve, è superare ogni forma di disagio per annunciare a tutti la verità di fede che caratterizza il Cristianesimo.
- Essere testimoni
In forza del Battesimo che abbiamo ricevuto, siamo chiamati a vivere quello che si crede. Certamente, il primo atto da compiere, è essere noi stessi a credere con fermezza, senza perdere tempo in vane e dannose discussioni, la verità che dobbiamo annunciare. Con l’aiuto dello Spirito Santo, allontanare ogni titubanza e vivere, nel profondo del nostro essere, la gioia per la Risurrezione di Gesù. Maturato bene il nostro atto di fede, cogliere ogni occasione opportuna, per testimoniare ai fratelli che incontriamo, il grande e miracoloso evento del Risorto. Per questa missione, abbiamo anche la grazia di compiere il nostro cammino non da soli, ma con la presenza del Risorto, che ci assicura dicendo: “Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt.28,20). Esprimiamo ogni giorno, il nostro più sincero ringraziamento, per una Presenza così rassicurante.
Maria, la nostra cara mamma, ci aiuti ad essere dei veri testimoni del Risorto.
Commento al Vangelo di Marco 11,9
“OSANNA! BENEDETTO COLUI CH VIENE NEL NOME DEL SIGNORE” (Marco 11,9)
Un gruppo di persone che avevano già compreso che Gesù fosse veramente il grande atteso, il vero liberatore, quando lo hanno visto arrivare cavalcando un puledro, con gioia l’hanno accolto e poi seguito con esultanza, ripetendo più volte una parola significativa: “Osanna” (hosha’na).Questo grido non significa esaltazione per una vittoria già conseguita, ma esprime gioia verso Colui che è in grado di dare la salvezza.
- “Benedetto Colui che viene nel nome del Signore“
Unitamente al grido di Osanna, ecco il completamento della loro gioia, gridando: “Benedetto Colui che viene nel nome del Signore”. E’ un inno di lode a Gesù che veniva a portare liberazione e salvezza dell’umanità. E’ interessante il fatto che soltanto le persone semplici abbiano compreso e creduto al Messia; i maestri di quel tempo, Giudei e Farisei, invece, hanno dimostrato quanto grande fosse la loro cecità. E’ importante rinnovare il nostro personale atto di fede nella persona di Gesù. E’ Lui il grande atteso nei secoli, annunciato dalla voce di molti profeti ed ora presente e operante in mezzo a noi. Di questo dobbiamo dare testimonianza.
- Il nostro atto di fede
Dopo l’ingresso così esemplare di Gesù nella città Santa, apertamente si è scatenata l’azione dei suoi avversari, che hanno inflitto a Gesù sofferenze di ogni genere per poi condannarlo alla crocifissione.
Una verifica. Per comprendere bene il valore e l’efficacia di ciò che Gesù ha sofferto per noi, è bene fare un esame di coscienza sulla nostra posizione di fede.
– Quanto e come riconosciamo e viviamo la realtà e la presenza di Gesù?
– Con quale fermezza crediamo nel grande mistero della sua Incarnazione?
– E ancora: Gesù si è presentato ufficialmente al popolo, predicando e confermando la sua Parola con prodigiosi miracoli. Purtroppo, non tutti lo hanno creduto: noi, oggi, abbiamo il coraggio di testimoniare la sua Divina missione?
Mai dovremmo dimenticare la sua morte in Croce, ancora di più l’evento della sua Risurrezione, confermata con apparizioni ripetute per quaranta giorni.
Queste brevi domande devono trovare in noi delle giuste e adeguate risposte; diversamente, corriamo il rischio di ascoltare e non sentire, vivere una vita cristiana molto formale e quindi sterile. Si tratta di verità di fede, che devono trovare in noi una risposta ferma, senza perplessità; una risposta non episodica, ma perseverante. Dobbiamo essere dei Cristiani che vivono quello che credono.
- Un cammino da compiere
La vita terrena che il Signore ci ha dato, va vissuta come un lungo e costante cammino, da compiere insieme, per prepararci a ciò che ci attende nella vita che avremo dopo la morte. Un cammino che per essere vissuto bene, non necessita soltanto di buona volontà; assolutamente indispensabile è chiedere allo Spirito Santo che intervenga con la sua Luce per capire e con la sua Forza per assolvere bene il compito che ogni giorno ci viene richiesto.
Chiediamo alla mamma celeste, che ci sostenga con il suo materno amore.
Commento al Vangelo di Giovanni 12,25
“CHI AMA LA PROPRIA VITA, LA PERDE, E CHI ODIA LA PROPRIA VITA IN QUESTO MONDO, LA CONSERVERA’ PER LA VITA ETERNA” (Giovanni 12,25)
La Parola di Gesù non è sempre facile da comprendere, va intesa bene; così, quando Lui dice: “Chi ama la propria vita la perde”, non intende mancare al dovere che abbiamo
di valorizzare e di gestire bene il dono che ci è dato, ma fa capire che il nostro corpo non deve occupare il primo posto (a volte anche l’unico), nelle nostre attenzioni e nelle varie cure che esige.
I talenti da gestire
“Dio creò l’uomo a sua immagine” (Genesi 1,27). La creatura umana è diversa da tutte le altre creature che esistono sulla terra; le facoltà che possiede, sono veramente preziose e tali da essere in grado di stabilire, già nel corso della vita terrena, una particolare e singolare relazione con Dio stesso. Come viviamo queste preziose facoltà? Con quale attenzione? E’ in riferimento al modo che abbiamo di gestire i talenti ricevuti, che dobbiamo verificare. Gesù intende farci capire, che se fermiamo la nostra attenzione soltanto, oppure in modo eccessivo, alle esigenze del corpo umano, praticamente perdiamo la possibilità di essere premiati con la vita eterna che ci attende. Ecco perche Gesù dice: “Chi ama la propria vita la perde”. Quello che dovremmo fare è di mantenere un giusto equilibrio fra le esigenze della vita umana e quelle della vita spirituale. Sappiamo invece, che in molti casi, quasi tutte le nostre occupazioni, sono utilizzate per mantenere la salute fisica e il buon andamento delle vicende umane. E’ per questo che Gesù dice: “Chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna”. Il termine odiare è certamente forte, ma serve a mettere in evidenza, quanto sia importante e necessario dare sempre il primo posto, la precedenza, alla vita spirituale.
L’attenzione alla vita eterna
Il primo passo da compiere per fare quello che Gesù chiede, è prendere coscienza che noi siamo corpo e spirito. Negare questa duplice dimensione, vuol dire essere preoccupati e rivolti solo a tutte le problematiche del corpo e dei vari eventi umani. Detto questo, quali sono, invece, le attenzioni affinchè la vita sia veramente vissuta in tutte le sue dimensioni? Così si legge nel Vangelo di Matteo: “Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce, e mi segua” (Mt.16,24). Già in questo programma di vita indicato da Gesù, è chiaro che se ci vogliamo pienamente realizzare, non dobbiamo dare spazio più di tanto al nostro “io”, ma accettare la croce e vivere in piena obbedienza alla Parola di Gesù. Una seconda significativa dichiarazione su come dobbiamo impostare la vita, è la seguente: “Questa è la vita eterna: che conoscano te, l’unico vero Dio e Colui che hai mandato, Gesù Cristo” (Gv.17,3). Non basta quindi un buon comportamento umano; è necessaria una attenta ricerca del volto di Dio e della piena fede in Gesù Cristo. E’ nell’obbedienza a queste indicazioni, che la nostra vita si realizza in pienezza e che ci conduce al premio eterno, al Paradiso. Questo è un cammino che comporta sacrifici, ma sappiamo tutti, per esperienza personale, che tutte le cose belle hanno un prezzo alto.
La nostra mamma del cielo, ci aiuti a vivere in pienezza il dono ricevuto della vita.
Commento al Vangelo di Giovanni 3,16
“DIO, INFATTI, HA TANTO AMATO IL MONDO DA DARE IL FIGLIO UNIGENITO, PERCHE’ CHIUNQUE CREDE IN LUI NON VADA PERDUTO, MA ABBIA LA VITA ETERNA” (Giovanni 3,16)
Soltanto nella vita che ci attende, avremo piena coscienza dell’Amore che Dio Padre ha per noi. Un Amore che manifesta non con semplici parole, ma in termini molto concreti: “Dio, infatti, ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito”. Quale sia il valore e la preziosità di questo dono non ci sono parole per poterlo esprimere; certamente è di una efficacia tale da liberare coloro che a Lui si affidano, da ogni peccato e da ogni condizionamento umano. E’ un dono che porta la creatura nelle condizioni ottimali per esprimere i talenti che possiede. Un dono che fa vivere la vita in pienezza e con una intensità di Amore particolare. Senza questo dono la vita lentamente si esaurisce fino al suo completo spegnimento. Se abbiamo fede, non dovremmo mai sentirci orfani, soli, non considerati e non aiutati. Dio, che è veramente Padre, interviene con la sua Provvidenza a tutte le nostre necessità, solo che i modi e i tempi del suo intervento, non sono secondo i nostri criteri umani; ecco perchè quando ci sembra di non essere esauditi, ugualmente dobbiamo avere fiducia.
- “Chiunque crede in Lui ha la salvezza
La strada della salvezza è una sola e ha un nome ben preciso: Gesù Cristo.
Ogni altra proposta, ogni altra persona non porterà mai portarci al raggiungimento del vero bene. “Chi non crede in Gesù” (v.18) è già stato condannato! E’ una sentenza molto forte, ma così è! Quanto è importante allora fare in modo che la nostra fede, la nostra fiducia in Gesù sia vera e sempre più consolidata. il cammino da compiere è allora non perdere del tempo prezioso in cose puramente terrene e secondarie, ma rivolgere la mente e il cuore alla persona di Gesù, proprio come San Paolo suggeriva ai cristiani di Colossi: “Se dunque siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù dove è Cristo, seduto alla destra di Dio; rivolgete il pensiero alle cose di lassù, non a quelle della terra” (Col. 3,1-2). Soltanto in Gesù noi troviamo criteri di vita validi ed efficaci per il cammino che dobbiamo fare. Ogni altra strada, ogni altra proposta, non ha senso e non potrà mai donarci la pienezza della vita alla quale tutti dovremmo aspirare.
- Un tesoro nascosto
La persona di Gesù, è veramente un tesoro nascosto. La preziosità del suo essere e la potenza del suo agire, sono di una ricchezza che non basta una vita intera per renderci conto del valore che hanno. Quello che oggi possiamo fare, come prima cosa, è credere nell’Amore che Gesù ha per noi; credere nel valore e nella efficacia della sua Parola; credere nella sua Presenza così straordinaria nella Santa Eucaristia; credere nella potenza ed efficacia dei Sacramenti che ci ha lasciato. Nella fedeltà alla sua Parola, fare tutto il possibile anche per compiere il cammino che stiamo facendo sempre in comunione con Gesù. Tutto questo non è facile e certamente non basta la buona volontà; diventa indispensabile l’aiuto dello Spirito Santo. Ogni giorno dobbiamo invocare, con fede, la grazia necessaria per essere perseveranti nel compimento di tutto ciò che esige la nostra realtà di persone; per il Battesimo, siamo veramente figli di Dio.
Maria, la nostra mamma celeste ci aiuti ad essere sempre fedeli al suo Divin Figlio.
Commento al Vangelo di Marco 9,2
“SEI GIORNI DOPO, GESU’ PRESE CON SE’ PIETRO, GIACOMO E GIOVANNI E LI CONDUSSE SU UN ALTO MONTE, IN DISPARTE, LORO SOLI, FU TRASFIGURATO DVANTI A LORO” (Marco 9,2)
Gesù un giorno ha scelto tre dei suoi Apostoli, Pietro, Giacomo e Giovanni per dare loro un segno della sua realtà Divina e non solo umana: “Fu trasfigurato davanti a loro”.
Gesù è apparso loro con una veste bianchissima e accanto a Lui due persone significative: Elia, come rappresentante dei Profeti e Mosè, come rappresentante della Legge; una rivelazione che confermava l’azione universale di Gesù.
La visione si è ulteriormente arricchita, quando “Venne una nube che li coprì con la sua ombra, e dalla nube uscì una voce che diceva: Questo è il Figlio mio, l’amato, ascoltatelo” (v.7). Alla presenza di un evento così straordinario, Pietro disse: “Rabbi, è bello per noi essere qui, facciamo qui tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia” (v.5). Era più che naturale che i tre Apostoli fossero veramente sconvolti da un tale evento.
Un messaggio per tutti
Pietro, Giacomo e Giovanni, come prime guide responsabili della Chiesa, hanno avuto questo dono per poi testimoniarlo a tutti i fedeli. Un messaggio che anche noi oggi siamo chiamati a viverlo in termini concreti, con una vita di vera fede in Gesù e che il Padre ha personalmente detto di ascoltarlo. Come Cristiani dobbiamo fare tutto il possibile per metterci in ascolto di Gesù, della sua Parola, dei suoi preziosi insegnamenti. Ogni giorno, perciò, dovremmo leggere e meditare le Sacre Scritture, in particolare i Santi Vangeli, per prendere coscienza del valore che comporta la Persona di Gesù e la sua presenza come Verbo Incarnato.
Una parola da vivere
Quando il Signore ci rivela una verità, va sempre considerata non soltanto come parola da ascoltare, ma come una realtà da vivere. Da quella nube, quei tre discepoli udirono una voce con un comando ben preciso: “Ascoltatelo”. Per vivere quello che ci viene richiesto, come prima cosa dobbiamo avere coscienza della persona che lo chiede e con quale autorità. Si tratta di un comando che viene direttamente dalla voce di Dio, pertanto, con un valore che va pienamente considerato in tutta importanza. Come seconda cosa, poiché si riferisce alla persona di Gesù, è importante avere di Gesù un minimo di conoscenza di quello che Lui è, della preziosità della sua persona, di quello che Lui ci esorta a fare. Come terza cosa, dobbiamo mettere in conto che non sempre è facile vivere quello che Gesù ci chiede; bisogna essere disposti ad accettare anche il sacrificio che certe azioni comportano, a partire da alcune rinunce molto personali.
Il fatto consolante e veramente positivo dal punto di vista spirituale, è il risultato che segue quando si è obbedienti alla Parola di Dio. Un “termometro”, che sempre ha valore, é nei famosi tre frutti dello Spirito che San Paolo elenca nella Lettera ai Gàlati: Amore, gioia e pace. Invochiamo lo Spirito Santo, affinché ci aiuti a vivere. A mettere in pratica ciò che si crede. Maria ci sostenga nei momenti in cui la vita si fa particolarmente difficile, per non perdere il dono di una obbedienza che genera Amore, gioia e pace.
Commento al Vangelo di Marco 1,13
“GESU’ NEL DESERTO RIMASE QUARANTA GIORNI, TENTATO DA SATANA” (Marco 1,13)
Fa riflettere molto il fatto che Satana possa arrivare a tentare anche Gesù, ma questo è avvenuto: “Nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da Satana” (v.13). Satana quindi non risparmia nessuno, non solo tutti subiamo tentazioni, ma il pericolo si fa grave perchè il demonio aspetta sempre il momento giusto per farci cadere. La sua astuzia è molto acuta, conosce bene i punti deboli della nostra vita e i momenti in cui siamo più fragili. Ecco perchè giustamente Gesù ci dice: “Vegliate e pregate, per non entrare in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole” (Mt,26,41). Presumere di essere abbastanza forti e sicuri di non cadere nel peccato già questo è un pericolo da evitare, perchè nessuno è confermato in Grazia.
- Come Gesù ha vissuto nel deserto?
Non è possibile per noi creature umane comprendere tutto della vita di Gesù, sopratutto per quanto riguarda la sua relazione e intimità con il Padre e lo Spirito Santo. Quello che possiamo dire è che alcuni Santi hanno avuto la grazia di raggiungere una così particolare intimità con il Signore da entrare in estasi e cioè in una tale intensità di preghiera da rimanere immobili. Questo conferma quello che un giorno Dio ha detto a Mose’, quando gli aveva chiesto di poter vedere il suo volto: “Nessun uomo può vedere il mio volto e vivere” (Esodo 33,29).
Tutto questo per farci capire che l’esperienza di Gesù nel deserto è stata certamente un tempo con caratteristiche soprannaturali straorinarie e così intense che noi non siamo in grado di comprenderle e di esprimerle con le nostre parole.
- L’astuzia di Satana
Il maligno ha saputo aspettare per la tentazione a Gesù, un momento in cui si era creata in Lui una situazione naturale, dopo un digiuno di quaranta giorni ebbe fame. Ecco allora la triplice tentazione: “Comanda che queste pietre diventino pane” Poi la seconda: “Se tu sei il Figlio di Dio, gettati giù dal Tempio” e quindi la terza: “Tutte queste cose le darò a te, se gettandoti ai miei piedi mi adorerai” (cf,Mt.4,11-9). Gesù ha risposto con fermezza, non dialogando con Satana, ma citando per ogni tentazione una parola della Sacra Scrittura. Ecco così anche noi dovremmo rispondere alle tentazione del demonio, non soffermandoci con ragionamenti umani, ma con citazione che possiamo trovare nella Sacra Scrittura.
- Una verifica
Come cristiani è importante verificare con una certa regolarità il cammino che stiamo facendo e farci la domanda: quello che sto facendo è gradito al Signore?
Fare un cammino e non avere chiaro lo scopo e la meta da raggiungere vorrebbe dire perdere del tempo prezioso e correre anche il rischio di trovarsi in grandi difficoltà. Il Signore ci ha indicato la strada giusta da seguire: i dieci Comandamenti e poi tutta la preziosità del Vangelo con le Beatitudini in particolare. Quello che serve è la volontà e l’umiltà di verificare con chiara coscienza quello che stiamo facendo. Chiediamo allo Spirito Santo Luce per capire e Forza per ricominciare.
La nostra cara mamma del cielo ci aiuti ad essere persone umili e vigilanti.