Commento al Vangelo di Luca 18,10
“DUE UOMNI SALIVANO AL TEMPIO A PREGARE: UNO ERA FARISEO E L’ALTRO PUBBLICANO” (Luca 18,10)
Gesù, sempre ci dona preziosi insegnamenti.
Un giorno, per far capire quanto fosse importante presentarsi davanti a Dio con umiltà e non come persone arrivate e perfette, portò l’esempio di due uomini che salivano al Tempio per pregare;
uno era un fariseo e l’altro un pubblicano. Il fariseo, subito iniziò facendo un elenco del suo comportamento, pienamente conforme alla Legge, confrontandosi con un pubblicano che era dietro di lui. Il pubblicano, invece, “Fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: O Dio abbi pietà di me che sono un peccatore” (v.13).
Due comportamenti molto diversi e che Gesù giudica dicendo: “Io vi dico che il pubblicano, a differenza dell’atro, tornò a casa giustificato” (v.14).
“Chi si esalta sarà umiliato”
Ogni persona umana ha pregi e difetti. Ma esistono persone che sono convinte di avere solo pregi e si vantano di aver raggiunto livelli culturali molto alti. Queste persone, però, dovrebbero verificare se quello che sono riuscite a fare, è stato merito loro, oppure perché sostenute da buone condizioni familiari. Attribuire a se stessi quello che effettivamente abbiamo ricevuto da altri, non è cosa onesta. Ecco perché Gesù interviene dicendo che ” Chi si esalta sarà umiliato”. Presto o tardi la sua vana gloria verrà meno e grande sarà il disagio quando tutto svanirà.
“Chi si umilia sarà esaltato”
Proprio in questi tempi abbiamo persone e famiglie in difficoltà per cause diverse.
Il disagio e l’umiliazione per queste persone è sentirsi oltretutto anche giudicate, come ha fatto quel fariseo: “io non sono come quel pubblicano”. La povera condizione del Samaritano, probabilmente, era causata anche dai suoi limiti, ma lui stesso, si accusa battendosi il petto. Fu questo atto di umiliazione che gli procurò il perdono e l’apprezzamento di Gesù che disse: Il pubblicano, a differenza del fariseo, tornò a casa giustificato. Prezioso quindi è l’insegnamento di Gesù, che non si meraviglia dei nostri peccati, ma che esalta il valore dell’umiltà.
“La preghiera nel Tempio“
Andare al Tempio; presentarsi davanti all’Eucaristia, è sempre una dono, ma che deve essere vissuto bene. L’Eucaristia, è presenza reale di Gesù. Lui non è una statua, ma è una Persona viva. Quando ci presentiamo davanti a Lui, dopo il saluto e il ringraziamento, per la possibilità che ci offre di incontrarlo, è importante fare in modo che la preghiera diventi un dialogo, dove si ascolta e si parla come deve essere fatto quando incontriamo una Persona qualsiasi. Se poi si tratta di una persona importante, allora il dialogo deve assumere una particolare attenzione, e cioè, fare in modo di ascoltare molto e parlare poco. Gesù ha molte cose da dirci.
Lo spazio di tempo che abbiamo a disposizione, non deve essere occupato solo dai problemi che ci affliggono. Cosi pure facciamo anche attenzione a non vivere i momenti di Preghiera, ricolmandoli di semplici formule da recitare. Il Rosario non è una formula, ma sequenza di Ave Maria e di Misteri da meditare. La devozione ai Santi è bene che ci sia, ma con Gesù dobbiamo vivere una vera relazione!
Maria ci aiuti a parlare con Gesù come lei, mamma, parlava ogni giorno a Lui.