Commento al Vangelo di Giovanni 10,11
“IO SONO IL BUON PASTORE. IL BUON PASTORE DA’ LA VITA PER LE PECORE” (Giovanni 10,11)
Gesù un giorno ha chiesto agli Apostoli:“La gente chi dice che io sia?” (Mt.16,13) Le risposte furono diverse, ma poi domandò a loro; “Ma voi chi dite che io sia?” (Mt,16,15). Pietro ha risposto molto bene, ma Gesù gli ha fatto capire che non era farina del suo sacco. Oggi, Gesù, pone la stessa domanda a ciascuno di noi. Non è certamente facile dare una risposta giusta e sufficiente. Noi, effettivamente, cosa conosciamo di Gesù? L’Amore che Gesù ha per noi è grande e proprio in riferimento a questa sua domanda, Lui stesso nel corso della sua predicazione, sì è presentato con immagini e similitudini molto significative; una di queste dice: “Io sono il buon pastore”. Con la figura del pastore molto conosciuta a quei tempi, era in grado di far comprendere il valore della sua missione.
- “Io sono il buon pastore“
Gesù si presenta come il buon pastore, cioè come una persona che conosce le sue pecore; cammina davanti al gregge; difende il gregge dagli assalti del maligno; si preoccupa delle pecore che si sono allontanate e, in modo particolare, un pastore che “Dà la vita per le pecore” (v.11), non è come il mercenario che quando vede il lupo fugge e abbandona il gregge. Lui mette a rischio tutta la sua vita per difendere il gregge. Ecco, noi quale coscienza abbiamo di queste particolari attenzioni che ha il buon pastore ha verso di noi? Riflettiamo insieme.
– La prima nostra attenzione sia: un atto di fede fermo, senza tentennamenti in tutto quello che Gesù è, e in quello che ha fatto e continua a fare per l’umanità.
– Con il buon pastore, che conosce personalmente ciascuno di noi, è importante stabilire una relazione, una confidenza, un dialogo con Lui persona vivente.
– Il buon pastoresa come e dove condurre il gregge, è importante da parte nostra essere docili e obbedienti ai suoi comandi. Sia Lui a programmare la nostra vita.
– Nelle inevitabili difficoltà che la vita terrena presenta, non lasciamoci prendere dalla paura; il bene è più forte del male e il buon pastore per difenderci e per salvare il suo gregge, è disposto a mettere a rischio tutta la sua vita.
– Può succedere che nel corso della vita, attratti dalla freschezza dell’erba del vicino, si abbandoni il gregge. l buon pastore ci vuole così bene che è disposto a lasciare le novantanove pecore per cercare quella che si è smarrita.
- Dalla fede alle opere
Come Cristiani, non possiamo rimanere indifferenti alle tante necessità dei nostri fratelli, che sono nella sofferenza e nel bisogno di aiuto. Lo stesso buon pastore ci dice: “Ama il prossimo come te stesso”, se questo non avviene non siamo persone che fanno parte del suo gregge. E’ la carità che conferma la fede. Dice l’Apostolo San Giacomo: “Mostrami, se puoi, la tua fede senza le opere, ed io ti mostrerò la mia fede con le opere” (Gc.2,18). Al termine di una giornata ci dobbiamo chiedere: oggi, che cosa ho fatto per il mio prossimo? Certamente un contributo che possiamo dare, oltre al dono di certi servizi che ci vengono richiesti,
è riuscire a coinvolgere le persone in una reale comunione con Gesù, perché è di Lui che abbiamo un estremo bisogno. Che Maria ci aiuti in questo compito.