La vita dei Santi
Sante Attinia e Greciniana Vergini - 16 Giugno

Martirologio Romano
MORTE: 303 d.C.
Il Ministero
«... in Volterra erano in quell'epoca due vergini, le quali servivano sempre Dio...dicevano con intrepidezza di essere cristiane...l'una aveva nome Attinia e l'altra Greciniana». Inizia così il racconto di Lodovico Falconcini, un illustre volterrano che narra di due donne che in uno dei momenti più funesti per la fede cristiana decisero di continuare a servire Dio, e rifiutando una vita dedita ai rituali pagani, affrontarono la morte.
Due splendide figure, donne e laiche, che trovarono la morte per la fede durante la persecuzione degli imperatori Diocleziano e Massimiano nel 303.
Originarie del territorio di Casole d'Elsa, in diocesi di Volterra, la tradizione religiosa le vuole sorelle coraggiose e fedeli nell'annuncio e nella testimonianza del Vangelo nella città etrusca, allora sottomessa al dominio romano.
Dopo il martirio subìto, secondo la tradizione, con lancia e spada, le loro spoglie furono sepolte sulle pendici del monte volterrano, nei pressi della voragine delle Balze. Dopo un oblio di diversi secoli, nel 1140 i loro corpi furono ritrovati, durante uno scavo, dai Monaci Camaldolesi della Badia di San Giusto che era sorta, appunto, in quei paraggi. Una memoria in marmo ed una lamina in piombo identificava i resti mortali delle due Sante che furono immediatamente traslati sotto l'Altare Maggiore della Badia.
Nel 1814 poi, quando i Monaci Camaldolesi stavano per abbandonare la Badia, le reliquie delle Sante furono solennemente traslate in Cattedrale, dove ancor oggi riposano.
Dal ritrovamento dei corpi fino ai nostri giorni, il culto di Attinia e Greciniana è andato rafforzandosi ed identificandosi attraverso i secoli, grazie anche all'esecuzione di pregevoli opere d'arte, pitture e sculture, che le raffigurano e che si devono sia a celebri maestri di fama come il Ghirlandaio e Cosimo Daddi, sia ad artisti locali.
Santi Marcellino e Pietro – 2 Giugno

Martirologio Romano
San Marcellino sacerdote e San Pietro esorcista furono due martiri cristiani chiamati a testimoniare la fede in Gesù Cristo durante la persecuzione di Diocleziano del 304.
Convinto che il cristianesimo fosse di ostacolo allo sviluppo politico ed economico dell’Impero Romano, Diocleziano, adottò una serie di misure repressive che colpirono con violenza le comunità cristiane. Nel 303 l’Imperatore, difatti, promulgò ben tre editti repressivi contro i cristiani.
Le carceri si riempirono di uomini di fede e lo spazio nelle prigioni per contenere i condannati per i vari reati civili quasi finì!
I fatti raccontano che tra i tanti prigionieri di Roma, Serono, Prefetto di Roma, denunciò il giovane esorcista Pietro, noto per la sua fede cristiana dichiarata pubblicamente. Pietro, confessando la sua fede, si oppose ad adorare gli dèi. Per il suo atto di fede, “fuori” legge date le regole vigenti, fu torturato, percosso con verghe e rinchiuso quasi morente nel carcere.
Marcellino, sfidando la morte sicura, si recò in carcere e impartì il battesimo a tante persone. Entrambi, Pietro e Marcellino, nuovamente accusati e costretti ad abiurare la fede in Cristo, vennero imprigionati, percossi, torturati e condannati a morte.
Le Catacombe dei Santi Marcellino e Pietro.
L’inizio dello scavo delle Catacombe risale alla seconda metà del III secolo. Innumerevoli sono gli ambienti ivi affrescati. Il luogo fu meta di pellegrinaggi e molte furono anche le modifiche che vennero apportate nell’ambiente catacombale da diversi papi nei secoli.
Nel periodo carolingio, infine, le reliquie dei due santi furono trasportate in Germania nella città di Seligenstadt, dove tuttora sono custodite.
S. Giusto Vescovo e San Clemente – 7 Giugno

Martirologio Romano
San Giusto nacque nella seconda metà del ‘500 sulla Costa d’Africa che guarda il Mediterraneo, da una famiglia cristiana e, come narrano alcune fonti medievali, intorno al ‘537 fu costretto a rifugiarsi in Italia, causa le terribili persecuzioni bizantine.
Salpò dal porto africano di Ippona con un gruppo di religiosi guidati da San Regolo, insieme al fratello Clemente e all’amico Ottaviano. Seguendo le sibilline indicazioni della “Tavola Peutingeriana” cercarono di raggiungere Volterra.
Sull’attuale Via Vecchia Volterrana i tre religiosi, dopo giorni di stressante viaggio, si fermarono per rifocillarsi e riposare. La leggenda racconta che Giusto assorto in preghiera, appoggiato ad un grosso masso al bordo della strada, abbia miracolosamente lasciato, come a testimoniare il suo passaggio, l’impronta dei suoi piedi su quella grossa pietra, che da allora fu venerata e denominata “Masso di San Giusto”.
I due fratelli con Ottaviano proseguirono il cammino; Ottaviano ben presto si ritirò in preghiera nella Valle dell’Era e Giusto, sebbene non fosse ancora ufficialmente incaricato dal Papa, vescovo di Volterra, si prodigò lo stesso col fratello Clemente per l’evangelizzazione delle popolazioni, nonché per la difesa stessa della città da tempo assediata dai Goti.
Una storia racconta infatti che mentre il re ostrogoto Totila, si accingeva ad occupare la città, San Giusto prodigiosamente consigliato dagli angeli, fece raccogliere tutto il pane all’interno della città stessa e lo fece calare giù dalle mura dentro grandi ceste per offrirlo ai nemici che, disorientati da quel gesto sorprendente e inaspettato, decisero di sospendere l’assedio e di fuggire.
La gente attribuì a Giusto il merito di aver salvato miracolosamente Volterra! Fu proclamato Vescovo e da allora ricordato per le sagge parole: “Se il tuo nemico ha fame, dagli da mangiare”, famoso motto vincente e disarmante nella sua semplicità, tanto da mettere in fuga perfino i temibili vandali. Finché il giorno di Pentecoste del 5 giugno del 1556, il vescovo Giusto e suo fratello Clemente, sacerdote in Volterra, si spensero insieme.
San Bonifacio Vescovo e Martire – 5 Giugno

Martirologio Romano
NATO: Crediton, Inghilterra 680
MORTO: Frisia, 5 giugno 755
S. Bonifacio nacque in Inghilterra verso l’anno 680. Educato nella religione cristiana, fin dalla più tenera età mostrò grande amore verso Dio e di Lui parlava con grande gusto. Alla santità della vita univa pure grande ingegno e amore allo studio, in particolare alla Sacra Scrittura, che fu sempre la fonte inesauribile della sua predicazione. Dopo il regolare corso di studi venne ordinato sacerdote l’anno 710.
Le sue rare doti di santità e di scienza si manifestarono meglio in lui, con ammirazione dei suoi superiori, quando fu mandato all’Arcivescovo di Canterbury per sistemare una delicata questione. Aborriva qualsiasi lode e approvazione; e temendo di poter essere in seguito elevato ad altre cariche, partì dall’Inghilterra e andò in Francia. Anni dopo, bramando essere semplice missionario, si recò in Asia.
Sotto la direzione di Bonifacio si tennero alcuni sinodi che emanarono salutari provvedimenti, promulgati poi come leggi della Chiesa e dello Stato.
In particolare esortò il clero a condurre una vita conforme ai canoni (proibizione di portare armi, della caccia, del vestito laicale e del concubinato), i membri del clero furono assoggettati alla vigilanza del vescovo, si prescrisse per i monaci la regola di San Benedetto, si proibirono usanze pagane e superstiziose e la diffusione di dottrine eretiche, si insisté per l’elezione canonica dei vescovi
Quando il suo pellegrinaggio terreno volgeva al termine, per meglio prepararsi al gran passo, rinunziò al vescovado lasciando posto solo alla predicazione.
Il 5 giugno del 755 sorpreso insieme a molti altri sacerdoti da una banda di furibondi idolatri, diede il suo sangue per il nome di Gesù Cristo, dopo aver esortati tutti gli altri sacerdoti a prepararsi coraggiosamente al martirio.
San Giustino Martire – 1 Giugno

Martirologio Romano
NATO: II secolo, Sichem
MORTO: II secolo, Roma
San Giustino martire, filosofo, seguì rettamente la vera Sapienza conosciuta nella verità di Cristo: la professò con la sua condotta di vita e quanto professato fece oggetto di insegnamento; lo difese nei suoi scritti e testimoniò con la morte avvenuta a Roma sotto l’imperatore Marco Aurelio Antonino. Infatti, dopo aver presentato all’imperatore la sua Apologia in difesa della religione cristiana, fu consegnato al prefetto Rustico e, dichiaratosi cristiano, fu condannato a morte.
Il Ministero
Giovane quieto, aveva cercato attraverso lo studio della filosofia la verità e con essa la felicità, senza peraltro raggiungerla. Si ritirò allora nel deserto, dove incontrò un vecchio saggio al quale confidò i suoi tormenti. “Leggi i profeti, leggi il Vangelo e troverai quello che cerchi”.
Giustino li lesse e la grazia di Dio gli illuminò la mente e gli riscaldò il cuore. Non rinnegò per questo la filosofia, anzi trasse da essa motivi per dimostrare la ragionevolezza deL cristianesimo: lo fece scrivendo una celebre Apologia e sostenendo accesi dibattiti con i più famosi filosofi del tempo. L’eco della sua attività giunse all’orecchio del prefetto di Roma, impegnato in una dura persecuzione contro i cristiani così venne processato. “Ho studiato tutte le scienze, ma solo nella dottrina dei cristiani religiosamente seguiti ho trovato la verità” rispose al prefetto che lo interrogava. E poiché non si scostò di un passo dalla professione di fede pronunciata, venne condannato a morte. Fu decapitato, dopo aver subito il tormento e l’ingiuria della flagellazione.
San Paolino da Nola Vescovo – 22 Giugno

Martirologio Romano
NATO: 353 d. C., Bordeaux, Francia
MORTO: 431 d. C., Nola, Campania
San Paolino, vescovo, ricevuto il battesimo a Bordeaux e lasciato l’incarico di console, da nobilissimo e ricchissimo che era si fece povero e umile per Cristo e, trasferitosi a Nola in Campania presso il sepolcro di san Felice sacerdote per seguire da vicino il suo esempio di vita, condusse vita ascetica con la moglie e i compagni; divenuto vescovo, insigne per cultura e santità, aiutò i pellegrini e soccorse con amore i poveri.
Il Ministero
S. Paolino nacque da illustre famiglia senatoria. Ricchissimo e nobilissimo, entrato nella carriera politica, venne presto innalzato alla dignità di senatore e con questo onorifico titolo venne in Italia, fissando la sua sede a Nola. Qui, scosso dai fatti strepitosi che avvenivano alla tomba del martire S. Felice, cominciò ad avvicinarsi alla fede di Cristo. Durante una permanenza in Spagna conobbe un’avvenente e pia giovane, Therasia, che sposò. Ambedue però decisero poi di perseguire un ideale di perfezione evangelica fondato sulla povertà, l’ascetismo e la preghiera, spinti a quella decisione fu la morte prematura del figlioletto, Celso. Abbandonata ogni altra occupazione, approfondì lo studio delle Sacre Scritture, e, fedele interprete di quelle parole di vita, ne ricavò un grande disinteresse delle grandezze umane ed un ardente desiderio dei beni eterni. Distribuì le sue ingenti ricchezze ai poveri e, separatosi dalla sua fedele consorte, che rinunziando al matrimonio prendeva il velo, si recò a Barcellona. Divenuto troppo famoso, se ne tornò a Nola ove vestito di rozza tonaca passava i giorni e le notti nelle veglie e nei digiuni, continuamente assorto nella contemplazione delle cose celesti. Si stabilì insieme alla consorte in un ospizio per i poveri da lui edificato. Divenuto vacante il vescovado di Nola, Paolino venne unanimemente eletto vescovo.
Si ammalò e s’addormentò nel Signore l’anno 431, lasciando numerosi scritti grandemente apprezzati per la loro sapienza. È considerato dalla Chiesa il patrono dei campanari poiché a lui è attribuita l’invenzione delle campane come oggetto utilizzato in ambito ecclesiastico.
San Virgilio di Salisburgo Vescovo – 26 Giugno

Martirologio Romano
NATO: Irlanda
MORTO: 27 novembre 784, Salisburgo
Irlandese d’origine, Virgilio svolse gran parte della sua attività in Carinzia, a Salisburgo, come vescovo, chiamatovi da Pipino il Breve con il compito di evangelizzare e pacificare il ducato di Baviera da poco conquistato. Nella terra natale Virgilio aveva fatto esperienza monacale fino a giungere alla carica di abate in un importante monastero.
Il Ministero
Nonostante fosse uomo provvisto di grande cultura teologica e scientifica, la sua elezione a vescovo non trovò il consenso di san Bonifacio, legato papale in Germania, ma solo perché l’imperatore non aveva avuto l’accortezza di consultarlo. Comunque, non fu solo questo l’unico motivo di attrito tra Bonifacio e Virgilio: li dividevano anche diverse concezioni scientifiche in campo cosmologico, con implicazioni nel versante dottrinale. Redarguito da papa Zaccaria, Virgilio obbedì con umiltà, abbandonò le dispute teologiche dedicandosi con zelo all’organizzazione della sua diocesi. Fu instancabile nell’educazione religiosa del popolo e nell’assistenza ai poveri. Nel 774 inaugurò la prima cattedrale della città, nella quale trasferì le reliquie del primo vescovo, san Ruperto.
Oltre a ciò, curò la fondazione di numerose abbazie (quella di San Candido ad esempio) estendendo la sua attività missionaria anche alla Stiria e alla Pannonia. Morì nel 784, ma solo nel 1233 venne ufficialmente riconosciuta la sua santità.
San Davino Armeno – 3 Giugno

Martirologio Romano
Nato in Armenia, avendo per tempo conosciuta la vanità delle cose terrene, distribuì i suoi beni ai poveri, poi abbandonò la terra natale per compiere il grande pellegrinaggio al sepolcro di Cristo a Gerusalemme, alle tombe degli Apostoli Pietro e Paolo a Roma e di San Giacomo in Compostela.
Di San Davino, sono attestati numerosi miracoli e guarigioni già quando era in vita. La fama di santità era diffusa non solo in Toscana, dove morì, ma in tutti i luoghi che attraversava. Perché la sua vita non fu altro che un pellegrinaggio senza soste.
Si racconta che Davino avesse messo in fuga il demonio dal corpo di una donna, restituita la vista a un cieco e l’udito e la parola a un sordo-muto, senza dimenticare la guarigione di un giovinetto ritenuto insanabile dai medici.
Nella città di Lucca, Davino mostrò una fede genuina e intensa; la perseveranza nella ricerca di Dio e nella speranza del Vangelo; la gioia paziente con cui visse malattia e sofferenze. Morì il 3 giugno 1050 e fu sepolto nel cimitero nei pressi di San Michele, un luogo che negli anni immediatamente successivi era destinato a diventare sede di non pochi segni miracolosi.
È nella Chiesa di San Michele in Foro a Lucca, che è custodito il suo corpo incorrotto.
I resti del santo hanno una particolarità: le braccia sono estremamente rigide e nella mano destra il dito medio ha una curvatura che sarebbe avvenuta dopo la morte di Davino, in seguito ad un presunto prodigio.
Santi Carlo Lwanga e dodici compagni – 4 Giugno

Morti a: Namugongo, Uganda, 3 giugno 1886
Memoria dei santi Carlo Lwanga e dodici compagni, martiri, di età compresa tra i quattordici e i trent’anni, appartenenti alla regia corte dei giovani nobili o alla guardia del corpo del re Mwanga, neofiti o fervidi seguaci della fede cattolica, essendosi rifiutati di accondiscendere alle turpi richieste del re, sul colle di Namugongo in Uganda furono alcuni trafitti con la spada, altri arsi vivi nel fuoco.
Il Ministero
La Chiesa cattolica venera quali Santi Martiri Ugandesi un gruppo di ventidue servitori, paggi e funzionari del re nell’odierna Uganda, convertiti al cattolicesimo dai missionari d’Africa che vennero fatti uccidere in quanto cristiani sotto il regno di Mwanga II (1884-1903).Inizialmente l’opera dei missionari, avviata nel 1879, venne ben accolta dal re che però si fece influenzare dal cancelliere del regno e dal capotribù, decidendo la soppressione fisica dei cristiani, alcuni dei quali uccise addirittura con le proprie mani. Questa violenta persecuzione vide in totale un centinaio di vittime. In Uganda i cristiani subirono una violenta persecuzione. Tra loro Carlo Lwanga, capo dei paggi del re Muanga, bruciato vivo insieme a dodici compagni il 3 giugno 1886. Papa Benedetto XV beatificò i ventidue gloriosi martiri il 6 giugno 1920 e furono canonizzati l’8 ottobre 1964 dal pontefice San Paolo VI.
Sant’Eliseo Profeta – 14 Giugno

Martirologio Romano
NATO: IX secolo a.C.
MORTO: 13 luglio 1231, Arcella, Padova
A Samaria o Sebaste in Palestina, commemorazione di sant’Eliseo, che, discepolo di Elia, fu profeta in Israele dal tempo del re Ioram fino ai giorni di Ioas; anche se non lasciò oracoli scritti, tuttavia, operando prodigi a vantaggio degli stranieri, preannunciò la futura salvezza per tutti gli uomini.
Il Ministero
Ricco possidente, originario di Abelmeula, il suo nome che significa «Dio salva» risponde bene alla missione svolta tra il popolo di Israele, sotto il regno di Ioram (853-842 a.c.), Iehu (842-815 a.c.), Ioacaz (814-798 a.c.) e Ioash (798-783). Eliseo era un uomo deciso e lo dimostra la prontezza con cui rispose al gesto simbolico di Elia che, per ordine di Jahvé, lo consacrava profeta e suo successore. Eliseo prese parte attiva alle vicende politiche del suo popolo attraverso il carisma della sua profezia e può essere considerato il più taumaturgico dei profeti dell’Antico Testamento.
La Scrittura ricorda infatti una lunga serie di prodigi da lui operati:
- stendendo il mantello di Elia divise le acque del Giordano;
- rese potabile l’acqua di Gerico;
- riportò in vita il figlio della sunamita che lo ospitava;
- moltiplicò i pani sfamando un centinaio di persone.
Profeta non scrittore, come il suo maestro Elia, si preoccupò del suo paese in tempi difficili durante la guerra contro i Moabiti e durante quelle contro gli Aramei.
Morì verso il 790 a.C. e venne sepolto nei pressi di Samaria, dove ai tempi di San Girolamo esisteva ancora il suo sepolcro.