Meditando Matteo 22,40
“DA QUESTI DUE COMANDAMENTI DIPENDONO
TUTTA LA LEGGE E I PROFETI” (Matteo 22,40)
Avere a portata di mano un tesoro e non prendere coscienza del valore che ha, è un vero peccato.
La persona di Gesù, negli anni in cui è stato presente e ha operato in Palestina, è stata una occasione preziosa che purtroppo molti hanno perso. Scribi e farisei, non hanno avuto l’umiltà di ascoltare Gesù con animo sereno. Molte volte hanno cercato di metterlo alla prova con la cattiva intenzione di trovare in Lui qualche motivo per condannarlo. Così è stato un giorno, che un dottore della Legge chiese a Gesù: “Maestro, nella Legge, quale è il più grande comandamento? (v.36) Gesù, sapendo che la sua domanda era maliziosa, rispose:“Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il primo e più grande comandamento. Il secondo è simile a quello: Amerai il prossimo tuo come te stesso” (Mt.22,37-39). Anche questa volta, questo dottore della Legge non solo non ha trovato nessun motivo per contestare Gesù, ma ha dovuto riconoscere che la risposta data da Gesù era giusta e normativa per tutti.
- Un dono incompreso
Come persone umane, abbiamo per natura e per Grazia dei doni e delle facoltà molto preziose. Prima e fondamentale facoltà della natura umana è la capacità di amare e di conseguenza l’esigenza di essere amati. La capacità di amare, come tutte le altre facoltà che abbiamo, ha però bisogno di un tempo e di un aiuto per crescerle bene e farne un buon uso, ma questo non sempre avviene. Molto dipende dalla famiglia in cui si nasce, dal contesto di vita in cui si vive, e non meno dalla buona volontà di gestire bene le cose. Un fiore o un albero da frutto, se non riceve l’attenzione e il giusto necessario per crescere, non arriva ad essere quello che per natura dovrebbe diventare e dare il frutto che dovrebbe dare. Soltanto il Signore però è in grado di giudicare i responsabili di tale carenze. Quello che noi dobbiamo fare è credere e sperare che, fin tanto che siamo in vita, è possibile sempre ricominciare daccapo.
- Una meta da raggiungere
Quando ci proponiamo di raggiungere una vetta di alta montagna, è necessaria una certa preparazione, un adeguato equipaggiamento, una guida competente e la ferma volontà di arrivarci. Quella vetta si chiama Amore! Una vetta che non è facile per nessuno, ma che è necessaria per tutti. Un primo comportamento per raggiungere quella vetta è essere umili.
Chi pretende di saper fare tutto da solo, rifiutando ogni buon consiglio, non raggiungerà mai un vera maturità affettiva. Ecco allora alcune attenzioni che dovremmo avere per arrivare in vetta:
> Avere coscienza che esiste la vera “sorgente” dell’Amore. “Dio è Amore” (1Gv.4,8)
> Come attingere a questa sorgente d’Amore? Lasciandoci illuminare dalla Parola di Dio.
> Non basta l’ascolto della Parola, ma dobbiamo vivere quello che si crede.
> L’amore cresce nella misura in cui si esercita, nelle diverse opere di carità.
> L’amore è una realtà che non si può ridurre alla dimensione sessuale, ma va ben oltre.
> L’amore è così indispensabile che senza Amore, non c’e vita.
- Tutto o niente
Il comandamento dell’Amore esige la totalità. “Amerai il Signore Dio Tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”. Questo richiamo così insistente alla totalità, è la condizione indispensabile perchè si viva un vero atto di Amore. L’esperienza conferma che quando un atto d’amore, per vari motivi, viene vissuto in modo parziale, perde tutta la sua potenzialità e praticamente, se non si rimedia, porta alla sterilità. La totalità è richiesta in tutti i settori e non meno nell’Amore verso il prossimo: “Amerai il prossimo tuo come te stesso” (v.39). Certamente non è facile amare il prossimo in certe situazioni. Non siano chiamati tutti a gesti eroici, ma tutto quello che possiamo fare lo dobbiamo fare. E’ la nostra coscienza che ci fa capire la misura d’amore che possiamo esprimere, in termini concreti, verso le persone che incontriamo e verso le persone con le quali conviviamo. Quello che dobbiamo vincere è la paura che donando tutto, si perda poi il necessario che serve a noi.
Maria, ci aiuti a dire anche noi: “Avvenga per me secondo la tua parola” (Lc.1,38).