Commento al Vangelo di Luca 23,22
“PILATO PER L TERZA VOLTA DISSE LORO: MA CHE MALE HA FATTO COSTUI? NON HO TROVATO IN LUI NULLA CHE MERITI LA MORTE” (Luca 23,22)

Nell’ingiusto processo che Gesù ha subito, Pilato per tre volte ha chiesto agli accusatori: “Ma che male ha fatto costui? Non ho trovato in lui nulla che meriti la morte”. Quello che ha detto Pilato era la verità, nell’inchiesta che ha fatto, non è emersa
nessuna causa che meritasse una condanna a morte. Perchè allora tanta insistenza da parte dei Giudei e dei Farisei di volere che in tutti i modi fosse condannato a morte? Il peccato aveva accecato le loro anime al punto di rendere quelle persone così cariche di odio da non riconoscere più la verità delle cose. Questa è la condizione di chi vive nel peccato: la cecità spirituale, che tutto rabbuia fino al punto che anche le verità più evidenti non vengono più riconosciute.
Un Amore che non ha misura
Gesù, non con le parole, ma con la sua vita, ha dato prova di un Amore per noi che non ha misura. Gesù ha accettato di essere accusato ingiustamente per offrire a noi la possibilità di essere salvati e purificati dai nostri peccati. Il suo è stato un Amore eroico, un Amore che salva, un Amore che per non essere rinnegato, accetta anche di essere condannato ingiustamente. “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici” (Gv.15,3). Questo eroico sacrificio di Gesù continua nel tempo. Con il Sacramento della Penitenza, oggi noi abbiamo la grazia di essere liberati dalle nostre mancanze in forza di quella sofferenza e di quel martirio che Gesù ha sofferto e offerto per noi. Quando esiste un Amore vero verso una persona, si accetta ogni sacrificio per mantenere i legami con essa. Così Gesù ha vissuto tutta la passione, fino alla morte, per confermarci il legame indissolubile che ha voluto stabilire con noi. Se abbiamo un minimo di coscienza, dovremmo dire un grazie grande quanto il mondo per questo Amore.
La croce che salva
Troppe volte la Croce, e cioè le varie difficoltà della vita, malattie, incidenti di percorso, incomprensioni o fallimenti, vengono considerati come realtà che vorremmo sempre evitare. Ma tutti dobbiamo fare i conti con noi stessi in quanto persone limitate e fragili; persone che vivono in un contesto di vita, specialmente in questi giorni, molto inquinato da peccati ed egoismi. Un conto è viaggiare su un’autostrada; ben altro è viaggiare su strade sterrate. Questo è il nostro vivere qui sula terra. Nella vita che ci attende dopo la morte, le condizioni saranno completamente diverse. Questo vuol dire che fino a quando saremo sulla terra, ci troveremo ad affrontare difficoltà di ogni genere. Come Cristiani, dobbiamo avere quella saggezza che Gesù ci ha insegnato non solo con semplici parole, ma con la sua vita e cioè: accettare e vivere la propria croce con la fiducia che un giorno quello che abbiamo seminato nelle lacrime, darà frutti positivi. Se viene a mancare questo modo di vivere, le difficoltà aumentano e soprattutto si perde la speranza di un domani positivo. Si può arrivare anche alla disperazione.
Chiediamo a Maria la grazia di accettare le difficoltà della vita con animo sereno, nella certezza che ogni sacrificio, unito al Sacrificio di Gesù ha un suo valore.