Commento al Vangelo di Giovanni 10,30

“IO E IL PADRE SIAMO UNA COSA SOLA” (Giovanni 10,30)
Gesù un giorno ha chiesto agli Apostoli;“La gente chi dice che io sia?” (Mt.16,13). Per tutti fu una domanda difficile; Pietro rispose: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente” (Mt.16,16). Gesù gli ha fatto subito capire che
la risposta data non era farina del suo sacco. Questa domanda, Gesù, oggi la rivolge a ciascuno di noi. Siamo in grado di rispondere? Cosa sappiamo dire della persona di Gesù? Sapendo della difficoltà che noi abbiamo nel rispondere alla sua domanda, Gesù stesso, in diverse occasioni, si è presentato con significative e preziose autorivelazioni, fra le quali la seguente: “Io e il Padre siamo una cosa sola” (Gv.10,30). È difficile per noi comprendere una verità così particolare; è però consolante, il fatto che ogni volta che ci accostiamo a Gesù e soprattutto nel momento in cui riceviamo l’Eucaristia, entriamo in comunione non solo con Gesù, ma anche con il Padre, che con Lui è una cosa sola.Questo è un dono di altissimo valore che dovremmo meditare attentamente.
- La comunione con la Trinitaria
Con umiltà riconosciamo che la nostra comprensione di certi valori soprannaturali è molto limitata e in particolare per tutto ciò che riguarda la Santissima Trinità. Quello che per noi è importante sapere, è che in forza del Battesimo ricevuto, noi entriamo in comunione con questo grande mistero Trinitario; è una immersione in una realtà di Amore tanto efficace. Siamo come una goccia che si immerge nell’oceano. La gioia sta nel fatto di sapere di essere coinvolti e beneficati di tutto quello che il mistero Trinitario comporta.
- Lode e ringraziamento
Coscienti della grazia che possiamo avere come Cristiani, in un clima di silenzio, siamo chiamati a corrispondere al dono ricevuto con un atto di fede e di Lode. Davanti all’evento della Santissima Trinità, non bastano le parole per rendere grazie di tutto l’Onore che merita questo mistero Trinitario. Quello che dobbiamo fare, è vivere la vita quotidiana con generosità, cercando di compiere il nostro dovere non per strade facili e comode, ma attraverso strade impegnative, dove la salita è ripida. Si tratta di un compito che dobbiamo assolvere in prima persona e cioè vivere la vita con più austerità, non aver paura di qualche sacrificio in più, saper dire di no a certe esigenze non necessarie per il cammino che stiamo facendo. Senza sacrificio non si raggiunge la vetta della montagna. Anche dal punto di vista spirituale, una vita comoda, dove non ci facciamo mancare niente, può sembrare cosa buona, ma nel tempo procura una cecità spirituale. Già per natura siamo limitati nel comprendere la bellezza del volto di Gesù e l’intensità del suo Amore; se poi, ogni volta, la nostra scelta cade sul comodo e non sul sacrificio, la cecità che abbiamo per natura non migliora, ma aumenta. Se vogliamo veramente dire grazie a Gesù per la possibilità che ci offre di avere una comunione non solo con Lui, ma con il Padre e lo Spirito Santo, dobbiamo proporci una vita più severa, tale da raggiungere la vetta di quel monte dove Gesù si rivela.
Chiediamo a Maria di avere il coraggio di fare scelte che migliorano la nostra fede.