SANTA MARGHERITA MARIA ALACOQUE
Per parlare di S. Margherita Maria ritengo importante prendere come punto di riferimento la sua Autobiografia perché si tratta di un testo autorevole, in quanto scritto dalla stessa Santa in obbedienza a P. Claudio la Colombière che le impose di scrivere tutto quello che avveniva nella sua anima, nonostante la sua estrema ripugnanza nell’ eseguire quest’ordine. Margherita nasce il 22 luglio 1647 a Lauthecourt, quintogenita di Claudio Alacoque e di Filiberta Lamyne. Dopo due giorni viene battezzata.
All’età di quattro anni viene affidata alle cure della madrina di battesimo e va a vivere presso di lei nel castello di Corcheval. A cinque anni Margherita, pur non comprendendo a pieno il significato di quella promessa, emette il voto di castità e inizia a vivere una intensa vita di preghiera. L’11 dicembre 1655 le muore il babbo all’età di quarant’anni. Torna in famiglia; viene però affidata ad un collegio di Clarisse, dove riceve la prima comunione. Rimane presso le Clarisse solo due anni perché si ammala gravemente a tal punto da non poter nemmeno camminare. Guarisce per un voto fatto alla Vergine. In un periodo difficile per tutta la sua famiglia, Margherita impara ad accettare le ristrettezze e la sofferenza che sopporta con fortezza tenendo fissa negli occhi l’immagine di Gesù Crocifisso e rimanendo assorta davanti al Santissimo sacramento. Nel 1669, a 22 anni riceve la Cresima e aggiunge “Maria” al nome di Margherita e il 20 giugno del 1671, a 24 anni, entra nel monastero della Visitazione di Paray-le-Monial. Ammessa alla professione, il 6 novembre 1672, Margherita Maria divenne suora.
Il 27 dicembre 1673 segnò per Suor Margherita Maria l’inizio di un nuovo periodo della sua vita religiosa nel monastero della Visitazione, segnato da doni mistici particolari: tre rivelazioni nelle quali Gesù le manifestò il suo cuore. Queste rivelazioni procurarono molta sofferenza e incomprensione da parte della stessa superiora per il timore che tutto fosse frutto dell’immaginazione di quella giovane monaca che spesso veniva condotta per vie straordinarie. In questo periodo l’unico suo conforto e sostegno fu quello di incontrare il P. Claudio la Colombière che, dopo averla ascoltata, comprese che si trattava di un’anima eletta. Il padre la incoraggiò e la rassicurò sulla provenienza delle sue visioni interiori e la invitò a ricevere con umiltà quanto il Signore le inviava e ad essere sempre in atteggiamento di ubbidienza e di ringraziamento. Queste tre rivelazioni, di cui adesso parleremo, sono certamente una iniziativa gratuita del Signore, ma è bello vedere come il Signore l’ha condotta fin da piccola rendendola pronta e capace di portare esperienze così straordinarie. Da ciò che abbiamo scritto fin qui possiamo rilevare, a grandi linee, ciò che caratterizzava la sua vita: Amore per la sofferenza, in quello stesso periodo soffriva molto per il trattamento ingiusto di questo cognato: “Trascorrevo le notti nella stessa afflizione del giorno, versando lacrime copiose ai piedi del crocifisso, il quale mi rivelò (senza che io ne capissi molto) che voleva divenire il Padrone assoluto del mio cuore e voleva rendermi in tutto conforme alla sua vita sofferente”(A. 8). E nelle prime righe del n. 9 dice: “Da quel momento il mio animo fu così penetrato da tale pensiero, da desiderare che le mie pene non avessero mai fine”. Crescendo e maturando dentro queste disposizioni, Margherita Maria è pronta ad un incontro veramente sponsale con Gesù.
L’autobiografia parla di tre rivelazioni:
* la prima risale al dicembre 1673 (A. nn. 53-54);
* la seconda datata nel 1674 (A. nn. 55-57);
* la terza, che passa sotto il nome di grande rivelazione, ed è certamente la più importante delle tre, è avvenuta nel 1675 in un giorno dell’ottava del Corpus Domini (A. nn.92-93).
Nella prima rivelazione (27 dicembre 1673), mentre la Santa è in raccoglimento davanti al SS. Sacramento, Gesù rivela la sovrabbondanza del suo amore per gli uomini.
Poi Gesù chiede il cuore a S. Margherita per metterlo nel suo Divin cuore e infiammarlo d’amore e restituendolo alla santa dice: “E in segno che la grande grazia che ti ho concessa, non è frutto di fantasia, ma il fondamento di tutte le altre grazie che ti farò, il dolore della ferita del tuo costato, benché io l’abbia già rinchiusa, durerà per tutta la tua vita e se finora hai preso soltanto il nome di mia schiava, ora voglio regalarti quello di discepola prediletta del mio Sacro Cuore”(A. 54).
Nella seconda rivelazione, 2 luglio 1674, allora festa della Visitazione, sempre mentre la Santa è di fronte all’eucaristia, il Sacro Cuore “svelò le meraviglie inesplicabili del suo puro amore e fino a quale eccesso questo lo avesse spinto ad amare gli uomini, dai quali poi non riceveva in cambio che ingratitudini e indifferenza. Questo mi fa soffrire più di tutto ciò che ho patito nella mia passione, mentre se, in cambio, mi rendessero almeno un po’ di amore, stimerei poco ciò che ho fatto per loro e vorrei, se fosse possibile, fare ancora di più. Invece non ho dagli uomini che freddezze e ripulse alle infinite premure che mi prendo per fare loro del bene”(A. 55).
Dopo questa seconda rivelazione il Sacro Cuore chiede a S. Margherita Maria:
“Prima di tutto mi riceverai nella comunione tutte le volte che l’obbedienza te lo permetterà, anche se te ne verranno mortificazione e umiliazioni, che tu accetterai come pegno del mio Amore. Inoltre ti comunicherai il primo venerdì di ogni mese, e, infine, tutte le notti che vanno dal giovedì al venerdì, ti farò partecipe di quella mortale tristezza che ho provato nell’orto degli ulivi. Sarà una amarezza che ti porterà, senza che tu possa comprenderlo, a una specie di agonia più dura della stessa morte. Per tenermi compagnia in quell’umile preghiera che allora, in mezzo alle mie angosce presentai al Padre, ti alzerai fra le undici e mezzanotte per prostrarti con la faccia a terra, insieme a me, per un’ora” (A. 57).
Nella terza rivelazione, che passa sotto il nome di grande rivelazione, ricevuta in un giorno dell’ottava del Corpus Domini, “Gesù, scoprendo il suo Divin Cuore mi disse: “Ecco quel Cuore che ha tanto amato gli uomini e che nulla ha risparmiato fino ad esaurirsi e consumarsi per testimoniare loro il suo amore. In segno di riconoscenza, però, non ricevo dalla maggior parte di essi che ingratitudini per le loro tante irriverenze, i loro sacrilegi e per le freddezze e i disprezzi che essi mi usano in questo Sacramento d’Amore. Ma ciò che più mi amareggia è che ci siano anche dei cuori a me consacrati che mi trattano così”. Per questo ti chiedo che “il primo venerdì dopo l’ottava del Corpus Domini, sia dedicato ad una festa particolare per onorare il mio Cuore, ricevendo in quel giorno la santa comunione e facendo un’ammenda d’onore per riparare tutti gli oltraggi ricevuti durante il periodo in cui è stato esposto sugli altari.
Io ti prometto che il mio Cuore si dilaterà per effondere con abbondanza le ricchezze del suo divino Amore su coloro che gli renderanno questo onore e procureranno che gli sia reso da altri” (A. 92).
I primi nove venerdì del mese
Per riscoprire lo spirito originario di questa pratica, dobbiamo tornare alle rivelazioni fatte dal Sacro Cuore a S. Margherita Maria e che lei stessa racconta in una lettera scritta alla Madre de Saumaise: “Un venerdì, durante la santa comunione, Egli, se non mi sbaglio, mi rivolse queste parole: Nell’eccessiva misericordia del mio Cuore, ti prometto che il suo onnipotente amore, accorderà la grazia della penitenza finale a tutti coloro che faranno la comunione per nove primi venerdì del mese consecutivi. Non morranno perciò in mia disgrazia, né senza ricevere i loro sacramenti. Il mio Cuore si renderà asilo sicuro in quel supremo momento”.
E’ evidente che la salvezza finale è opera e dono esclusivo della grande misericordia del Padre, manifestataci dal Cuore di Gesù. Con questa misericordia siamo chiamati ogni giorno e non solo una volta al mese a collaborare impegnandoci in un cammino di conversione. Dunque la chiave di lettura per comprendere la cosiddetta “grande promessa” sta proprio in quel “eccesso della misericordia del mio Cuore”. Si tratta cioè di un dono che Gesù ci fa e se ogni regalo è espressione di amore, ancor di più lo sarà “un eccesso di amore”.
Per accogliere la promessa di Gesù ci vuole allora una mentalità d’amore e per questo la santa comunione dei primi nove venerdì del mese, non va dunque intesa come una polizza di assicurazione per il Paradiso, ma come espressione sacramentale di amore per il Cristo Crocifisso e di riparazione per i peccati del mondo. E’ dunque un impegno di conversione.
Negli ultimi numeri dell’autobiografia (106-111) S. Margherita Maria descrive gli ultimi doni del Cuore di Gesù, quelli di farla partecipe più intimamente della sua passione. La sofferenza era sempre vissuta nella gioia e nella chiara consapevolezza della presenza del Signore.
Margherita Maria muore il 17 ottobre 1690 all’età di 43 anni.
Il 18 settembre 1864 il Papa Pio IX la proclama beata e il 13 maggio 1920 il Papa Benedetto XV la dichiara santa.