SANT’ANTONIO DI PADOVA
Sant’Antonio è nato a Lisbona il 15 agosto 1195. Gli anni in cui visse Antonio si collocano intorno alla fine del medioevo. Dell’infanzia si conoscono poche cose con certezza. Fu battezzato col nome di Fernando; la sua famiglia era benestante. All’età di 15 anni, egli decise di entrare a far parte dei Canonici regolari della Santa Croce dell’Abbazia di S. Vincenzo di Lisbona. Rimase nell’Abazia per due anni, poi anche per alcune difficoltà interne si trasferì al convento di S. Croce a Coimbra. Qui probabilmente fu ordinato Sacerdote, Fernando era molto versato nelle Sacre Scritture e nella predicazione; egli rimase nel convento per circa otto anni, nonostante i gravi problemi che si erano creati dentro la comunità.
Nel 1219 Francesco d’Assisi organizzò una spedizione missionaria alla volta del Marocco, con l’intento di convertire i Mussulmani d’Africa. Cinue di questi frati passarono anche a Coimbra e fecero una grande impressione su Fernando. Giunti in Africa, i cinque frati furono uccisi per decapitazione e i loro corpi furono riportati a Coimbra, questo evento lo portò alla decisione di entrare nell’ordine dei Francescani di Assisi e vi rimase fino alla morte. Per sottolineare maggiormente questo suo cambiamento di vita, decise di cambiare il suo nome di Battesimo; da Ferdinando a Antonio. Non appena superate le opposizioni di alcuni fratelli, s’imbarcò con il fratello Filippino di Castiglia per una missione alla volta del Marocco, tuttavia, giunto in Africa, contrasse una malattia tropicale e dopo alcuni mesi dovette tornare a Coimbra. Purtroppo durante il viaggio di ritorno a causa di una grande tempesta approdò con il confratello Filippino sulle coste della Sicilia orientale, dove vennero portati nel convento francescano della città di Milazzo. Informati che in occasione della Pentecoste, Francesco d’Assisi aveva convocato i suoi frati per il capitolo generale, nel 1221, con i frati di Messina cominciò a risalire a piedi per l’Italia. Il viaggio durò parecchie settimane. Arrivato ad Assisi ebbe la grazia di incontrare direttamente Francesco, che prima conosceva solo per testimonianze indirette. Terminato il capitolo generale, i frati ritornarono alle proprie destinazioni, solo che per Antonio non fu data nessuna destinazione, nessuno sapeva della sua cultura e lui stesso visse nel nascondimento per amore di Gesù. Fra Graziano, avendo scoperto in Antonio le sue particolari capacità, lo portò con sè e lo assegnò all’eremo di Montepaolo, non lontano da Forlì. Qui arrivò nel 1221 con altri confratelli e vi rimase un anno dedicandosi ad una vita semplice, a lavori manuali, alla preghiera e alla penitenza. Dopo qualche mese, partecipò alle Ordinazioni Sacerdotali e gli fu imposto di fare lui una meditazione, in quella occasione si rivelò il suo talento e la sua profonda preparazione; la notizia giunse ad Assisi, che lo chiamarono per altre predicazioni. Antonio cominciò così a viaggiare come predicatore nei villaggi della Romagna e in altre regioni. La sua predicazione fu contro i cristiani eretici contro i Catari, gli Albigesi e i Patarini. La sua predicazione contro le varie forme di eresie fu assai efficace. Avvertendo la necessità di dare alle persone una cultura Teologica più consistente, ebbe la possibilità di fondare nel 1223 un primo studentato teologico francescano a Bologna, presso il convento di S.Maria della Pugliola. Francesco stesso ebbe modo di conosce e di approvare questa iniziativa di Antonio. Intanto continuava la sua predicazione itinerante in Romagna, Emilia, Lombardia e Liguria. In seguito fu inviato anche in Francia per convertire i Catari e gli Albigesci. A Mompelliier, dice la leggenda che Antonio ebbe anche il fenomeno della bilocazione, poichè si trovò a predicare in due città contemporaneamente. Ancora la leggenda dice che mentre Antonio predicava ad Ales ci fu l’apparizione di Francesco d’Assisi che benedisse la fola. A Tolosa si verificò il miracolo del mulo che rifiutò la biada per inginocchiarsi davanti all’Eucaristia. Antonio amava ritirarsi solo, anche se viveva in grandi città, applicandosi alla contemplazione e alla preghiera. Tornato in Italia, fu nominato ministro provinciale per l’Italia settentrionale, nonostante questo incarico gli comportasse la visita di numerosi conventi: Milano, Venezia, Vicenza, Verona, Ferrara, Trento, Brescia, Cremona, Varese, fra tutte queste città Antonio scelse però il convento di Padova come residenza fissa, quando non era in viaggio. Qui Antonio cercò di portare a termine senza però riuscirci la sua più importante opera scritta: “I Sermoni”, un opera di profonda teologia che lo farà proclamare Dottore della Chiesa. Ormai una folla notevole lo seguiva nelle sue predicazioni, tanto da riempire non solo le Chiese, ma anche le piazze.Tra le predicazioni instancabili e le lunghe ore dedicate al confessionale, spesso Antonio compiva anche lunghi digiuni. Antonio riusciva a far convivere grande rigore e dolcezza d’animo. Alcune sue parole scritte nei sermoni: Ai superiori disse:
“La vita del prelato deve splendere di intima purezza, deve essere pacifica con i sudditi, che il superiore ha da riconciliare con Dio e fra di loro; modesta, cioè di costumi irreprensibili; colmo di bontà verso i bisognosi; i beni che egli dispone, fatta eccezione del necessario, appartengono ai poveri, e se non li dona generosamente è un rapinatore, e come rapinatore sarà giudicato. Deve governare senza doppiezza, cioè senza parzialità e caricare su se stesso della penitenza che toccherebbe agli altri”.
Ai frati in genere disse;
“I frati, che sono servi e ministri degli atri frati, visitino e ammoniscano i loro fratelli e li correggano con umiltà e carità”.
Nella Quaresima del 1228 Antonio rientrò a Padova dove coltivò i legami e le relazioni con gli esponenti di altri ordini. Divenne amico del superiore dei Benedettini. Fondò una confraternita dal nome di S. Maria della Colomba, e i membri presero il nome di Colombini. Antonio fu a Roma per dirimere alcune questioni e il Papa Gregorio IX lo incaricò per alcune predicazioni che ebbero un grande effetto su tutti. l Papa stesso lo chiamò “Arca del testamento” “esimio teologo”. L’impressione fu molto forte anche fra i Cardinali e alcuni di loro lo invitarono a predicare al loro popolo. Antonio ebbe modo di incontrarsi con il Papa, quando venne ad Assisi per Canonizzare Francesco e per benedire la prima pietra della grande Basilica dove venne poi posto il corpo di Francesco. Ad Assisi Antonio accusò diversi disturbi fisici e chiese di essere sollevato dall’incarico di Ministro provinciale. Si ritirò a Padova e gli succedette come superiore provinciale il pisano Fra Alberto. La quaresima e la predicazione avevano fiaccato Antonio al punto che in diverse occasioni doveva essere portato a braccio sul pulpito. Afflitto da idropisia e dall’asma trovava a volte difficile anche il solo camminare. Acconsentì di ritirarsi per una convalescenza nel Convento di Santa Maria Mater Domini. Nel giugno 1231 pochi giorni prima della sua morte Antonio soggiornò a Campo San Piero. La tradizione narra che qui ebbe la famosa predica del noce e sempre qui ebbe la visione di Antonio con in braccio il bambino. Il 13 giugno 1231 si sentì mancare e avendo compreso che non gli restava molto da vivere chiese di essere riportato a Padova dove desiderava morire. Ricevuta l’unzione degli infermi, ascoltò i confratelli cantare l’inno mariano da lui prediletto “O gloriosa Domina” quindi pronunciate le parole “vedo il mio Signore” morì, aveva 36 anni. Fu canonizzato il 30 maggio 1232 da Papa Gregorio IX.